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NO (PRECARIE)TAV!
Nel luglio scorso in Val di Susa, eravamo in migliaia a difendere la libera Repubblica della Maddalena: un vero e proprio esperimento di gestione e di organizzazione comune di un territorio che si ribellava all’espropriazione delle proprie terre e della propria cultura in nome del mito di una “modernizzazione economica” fatta solo di cemento, di speculazione finanziaria, di interessi corporativi e mafiosi. Prosegui la lettura »
L’ondata di arresti e perquisizioni che ha colpito chi si batte per la difesa della Val di Susa, riguarda tutti non solo gli attivisti del movimento No Tav. Questi odiosi atti volti a reprimere le voci di chi, in questi anni di furia liberista, non ha piegato la testa davanti alle sopraffazioni, sono intimidazioni rivolte a tutti i liberi cittadini. La forza brutale prova a sottomettere un’intera valle, ma non ha mutato i diritti dei suoi abitanti. Un regime dispotico può annebbiare milioni di menti, ma non riuscirà a zittire il dissenso contro le sue barbare imposizioni. San Precario esprime tutta la sua solidarietà alle vittime della repressione . Nell’inferno precario, nei territori devastati, nelle battaglie per i beni comuni, per la mobilità, per il reddito e per i nuovi diritti, si dipanano le mille resistenze che costituiscono un’unica lotta. Una lotta che esprime un’idea nuova di civiltà: giusta equa e solidale.
Libere tutte/i!!!!
Ieri in Val di Susa una comunità ha assediato una fortezza. Ieri lo Stato ha risposto a questo assedio con più di mille candelotti di gas lacrimogeno.
Lacrimogeni sul corteo, lacrimogeni nel bosco, lacrimogeni ad altezza uomo, lacrimogeni in faccia alle persone.
Ieri in Val di Susa c’era la gente in azione. Una comunità composta da una miriade di modi diversi di approciarsi alla vita, persone che salutavano dalla finestra chi si avviava verso i sentieri, persone che urlavano di rabbia mentre i lacrimogeni gli arrivavano in testa, una comunità che soccorreva chi era intossicato, gente fiera di ciò che è e sarà, persone che hanno fiducia in se stesse e non nello Stato, un gruppo coeso che avanzava, scappava, rideva, urlava, piangeva, gente che tossiva, si inerpicava per i sentieri, una moltitudine che si riempiva il viso di succo di limone, una comunità che ama la sua terra, fatta di colori e odori, persone che lottano contro l’ingiustizia e la tracotanza, un popolo sudato e accaldato, una folla che gioiva appena sentiva una buona notizia, una comunità che, nelle sue mille sfaccettature, era unita e forte.
Ieri in Val di Susa c’era chi stava da una parte e chi stava dall’altra.
Ieri la Val di Susa era stupenda.
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