Da due anni la crisi morde e il governo Berlusconi mente: ora ci impone una manovra di quasi 25 miliardi di euro che, raccontano, “non mette le mani in tasca agli italiani” ed è “equa”. Mentono ancora.
Noi precari e le precarie oggi creiamo ricchezza e riceviamo in cambio poche briciole e nessuna sicurezza sociale. Non può stupire che l’aggiustamento del bilancio pubblico in nome della speculazione finanziaria faccia perno su di noi.
Ci bloccano i salari per tre anni nella Scuola, ci bloccano il turn-over nel pubblico impiego, ci riducono i servizi sociali; sono solo alcuni dei provvedimenti che graveranno sulle spalle di tutti coloro che vivono della propria capacità lavorativa. Chi invece vive di patrimoni immobiliari e finanziari non avrà nulla a temere, anzi potrà usufruire dell’ennesimo condono immobiliare.
Ma c’è di più.
Sul piano macroeconomico, la riduzione delle spese sociali peggiorerà la dinamica del PIL, dopo 10 anni di stagnazione e una riduzione del 5% nel 2009. Non occorre essere dei grandi esperti: il rapporto deficit/Pil difficilmente potrà essere ridotto, in Italia e in Europa, del resto la speculazione finanziaria scommette proprio sulla scomparsa di quel poco di welfare che ci rimane.
Sul piano sociale, questa manovra va a braccetto con la riforma del mercato del lavoro (il collegato 1167) che amplia ancora la discrezionalità padronale e manageriale nel disporre della vita dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto se precar* e che contiene norme odiose nei confronti dei migranti. Infatti, se un migrante con regolare permesso di lavoro (e quindi di soggiorno) viene messo in lista di mobilità divenda automaticamente clandestino e può essere espulso o recluso nei Centri di detenzione (Cie).
Questa manovra economica favorisce una ulteriore concentrazione della ricchezza e impoverisce fasce crescenti della popolazione: opporsi è necessario ma non basta. Occorre rilanciare la lotta su punti concreti, per favorire ricomposizione sociale sui temi della condizioni di vita, della continuità di reddito dell’accesso ai beni comuni, dell’introduzione di un salario minimo. Parteciperemo quindi alle mobilitazioni e agli scioperi indetti nel mese di giugno(il 5 e il 25), oltre ogni divisione, per rivendicare reddito, diritti e cittadinanza per tutti/e Operai, precarie, migranti e studeti verso il welfare metropolitano
Intelligence precaria/San Precario
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