Il colosso svedese bersagliato dopo i licenziamenti di Piacenza e una battaglia sindacale che va avanti da giorni con manifestazioni in piazza e scontri.
di Alessandro Delfanti | Piacenza | 8 novembre 2012
Quando si usa la rete per avere un feedback dai consumatori bisogna essere sicuri di avere una buona reputazione. Altrimenti accade quello che nel gergo della rete si chiama epic fail, fallimento epico. È questa la lezione che Ikea sta ricevendo in queste ore, mentre sul suo sito spazioalcambiamento.it si sta verificando l’equivalente di un picchettaggio, ma online.
Centinaia di persone stanno inondando la bacheca di questo sito costruito per chiedere ai clienti del colosso svedese di contribuire a scrivere un pomposo “manifesto per il cambiamento”. Peccato che il sito, che è costruito in modo da visualizzare i commenti in forma di esagoni colorati che si incastrano uno sull’altro, sia colmo di migliaia di messaggi come “lavoro per tutti, con dignità!”, “vergogna! Reintegro per i lavoratori licenziati”, “o trattate bene i vostri lavoratori (tutti) oppure scordate i miei soldi. For ever”, “pagare poco i mobili sfruttando i lavoratori non è la soluzione, è il problema” e anche insulti in svedese con la chiusa “traducetevelo”.
Insomma il cambiamento che gli utenti chiedono a Ikea riguarda i diritti dei lavoratori: proprio ieri infatti Ikea ha annunciato che a causa della mobilitazione dei facchini del polo logistico di Piacenza, che lavorano per un consorzio di cooperative che ha in appalto il gigantesco capannone che serve i negozi Ikea di tutto il Sud Europa, ridurrà temporaneamente i volumi di lavoro causando, secondo le stesse cooperative, il licenziamento di 107 operai. Una ritorsione che colpisce tutti i lavoratori e mira a dare la colpa della perdita del lavoro ai facchini che protestano per il rispetto del contratto e la fine delle discriminazioni sindacali. La settimana scorsa erano anche volate manganellate contro i lavoratori e gli attivisti accorsi ad aiutarli di fronte ai cancelli del capannone Ikea di Piacenza.
Come dicevamo, sul sito dell’Ikea non manca l’ironia: in un commento si legge “cara Ikea, chi semina miseria e repressione raccoglie rivolta. Carina la vostra pagina cmq ;)”. In effetti se la reputazione è quella che è, dato che in questi giorni i social network sono pieni di indignazione e proteste contro il comportamento dell’azienda, c’è solo un’altra soluzione: chiudere gli spazi di partecipazione e coinvolgimento dei clienti.
Un bel problema per una multinazionale che fa della sua immagine friendly uno dei suoi punti di forza. Per non parlare del fatto che i tanti utenti della rete indignati per i fatti di Piacenza hanno già cominciato a parlare apertamente di boicottaggio. Esagoni come “boicotta Ikea, diritti e reintegro per i lavoratori di Piacenza” si sprecano. Inoltre i lavoratori dei punti vendita cominciano a pubblicare informazioni su altri problemi che avverrebbero in azienda, come questo “Ikea Padova fa contratti di una settimana”. Forse a questo punto per rimediare all’epic fail non basta una nuova strategia di comunicazione ma l’Ikea dovrà cambiare le sue politiche sul lavoro.
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