WIND WARS 2: L’impresa colpisce ancora

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Ci sono due modi diversi per capire quello che sta accadendo in Wind: ci
si può concentrare sull’azienda o si può osservare gli accadimenti dal
punto di vista di chi ci lavora.

Partiamo da quest’ultimo. L’uno-due sferrato dalla Wind ai lavoratori
della metropoli milanese è micidiale. Ai 275 esternalizzati di Sesto San
Giovanni del marzo 2007, si è aggiunta la volontà di trasferire in massa
240 persone della sede di Lorenteggio. Il motivo addotto è, as usual, un
taglio dei costi, ridondanti a causa di una sovrapposizione delle
mansioni fra Milano e Roma. Se la motivazione appare ridicola (quale
azienda può permettersi di non avere una presenza nella metropoli
milanese motrice dell’economia nazionale, e luogo strategico nel mercato
della telefonia?), l’applicazione di questa volontà è invece seriamente
diabolica. Inizialmente la società di Sawirs annuncia di voler
trasferire 400 persone, per poi ridurre il numero a 240. Una svista? un
ripensamento? Ne’ l’una ne’ l’altro, bensi’ un pretesto per
introdurre lo spauracchio del perimetro: subdolo artifizio per
intimorire e dividere. Il trasferimento di tutti avrebbe infatti creato
un fronte unito, un perimetro crea dubbio, paura e rassegnazione.
Scommettiamo che fra qualche mese la somma fra i trasferiti e coloro che
si sono licenziati si approssimerà a 400?! Da questo punto di vista non
ci sono dubbi. Non siamo di fronte ad una riorganizzazione ma ad uno
sfoltimento. Cose ben diverse.

Focalizziamoci ora sull’azienda. La wind è un’azienda in attivo. Fin qua
bene. Andiamo oltre.
L’acquisto di Wind è avvenuto quasi completamente tramite prestiti
bancari e attraverso consulenze tangentate (800 miliardi di lire in
consulenze secondo un’inchiesta della magistratura!).
La nuova proprietà si è distinta immediatamente per strategie di mercato
e finanziarie spudorate: core-bussines a manetta, abbattimento dei
costi, taglio degli investimenti, disinteresse nelle infrastrutture,
performances finanziarie da brivido finalizzate a far pagare alla Wind i
disavanzi delle società che la controllano.
Insomma, bene hanno fatto i lavoratori di Lorenteggio, a cui va tutta la
nostra solidarietà, a rifiutare l’accordo nazionale che prevede il
trasferimento di importanti funzioni di direzione da Milano a Roma. Una
logica d’impresa di questo tipo, tutta volta al profitto immediato e al
drenaggio delle risorse verso paradisi fiscali (Chissa’ dove sta la
sede della Weather Investment alle Cayman, ovviamente!), è una logica
perversa che non ha limiti: una volta che si è rotto il margine della
resistenza non vi sarà più sede, città, unità produttiva ad essere al
sicuro.

Quanto sta accadendo però non è ineluttabile. La tenace resistenza che le
lavoratrici di Sesto S.Giovanni hanno opposto all’esternalizazione ha
danneggiato grandemente l’immagine della gestione-Sawiris. Una risposta
determinata dei lavoratori di Lorenteggio è necessaria per dimostrare
che alla favola dell’azienda che si sposta dai mercati più importanti
non credono nemmeno i fanciulli.

D’altronde, persi per persi meglio perversi… 

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