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Oggi pomeriggio ci siamo presentati al Boookstore Mondadori di Corso Vittorio Emanuele, noi attivisti di San Precario insieme ai ReRePre (Rete Redattori Precari), muniti di volantini e megafono per far conoscere ai lettori e agli impiegati delle librerie la realtà delle case editrici del gruppo.
“Sai come Mondadori tratta i suoi lavoratori?” era scritto sui volantini. “Il 50% dei lavoratori di Mondadori è precario, malpagato, sfruttato … Mondadori fa pagare la crisi ai suoi collaboratori, fregandosene della loro professionalità e della qualità dei libri”.
Infatti: da un censimento condotto dalla ReRePre nel 2012, si contavano circa 300 collaboratori precari nelle aziende di Mondadori Libri; a molti di loro, dopo anni di contratti a progetto illegittimi, quest’anno è stato chiesto di aprire una Partita Iva, e chi non ha accettato è stato lasciato a casa, senza nessun tipo di ammortizzatore sociale.
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15 settembre 2013
Scritto da Redattori solidali
Gentile Ernesto Mauri,
In risposta alla sua missiva del 26 agosto ai fornitori Mondadori, non possiamo che palesarle la nostra enorme stima per il grande coraggio dimostrato con la sua richiesta profondamente “irrituale”: chiedere indietro ai vostri fornitori il 5% di quanto fatturato grazie a voi nel 2013 (a fronte di un calo medio dei listini che nell’ultimo anno aveva già toccato un bel 30%).
E il modo in cui ha saputo sottolineare che in questo momento state anche decidendo a chi di loro continuerete a dar lavoro, e a chi no: un vero tocco di classe! Nel caso qualcuno non avesse ben chiaro il vostro potere sul mercato. Ma lei lo ha fatto per il bene degli azionisti Mondadori: insomma, avranno pur diritto ai loro dividendi, no?!
Perché noi la nostra buona parte di sacrifici l’abbiamo fatta e la stiamo facendo tuttora:
– molti di noi stanno rimanendo a casa perché non rinnovate più i cari vecchi contratti a progetto che utilizzavate già in modo illegale con la scusa che farci tornare nella legalità, secondo voi, sarebbe stato troppo dispendioso per l’azienda;
– quelli che rimangono, rimangono solo a condizione che accettino di aprire la partita iva (falsissima), per agevolarvi davanti agli ispettori del lavoro, davanti alla legge e davanti ai conti economici…
– oppure che accettino contratti interinali con condizioni e stipendi ai limiti della decenza;
– ovviamente, se vogliamo continuare ad avere un lavoro, dobbiamo firmarvi una liberatoria che vi permetta di sanare tutti gli anni in cui ci avete fatto contratti illegittimi. Ma certo, ci pagate per questa firma. Ci pagate, briciole, e solo successivamente ci date il lavoro. Per quanto, non è dato sapere;
– ci pagate meno di quello che dovreste, meno dei dipendenti che fanno il nostro stesso lavoro;
– non abbiamo alcun welfare, alcuna tutela in caso di malattia e gravidanza, alcun riconoscimento.
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Una collaboratrice a progetto per Mondadori si è rivolta a San Precario per vedere riconosciuti i suoi diritti dopo anni di sfruttamento da parte del colosso dell’editoria.
Ieri, 3 luglio 2013, il giudice del lavoro ha dato ragione alla lavoratrice, riconoscendo la natura subordinata del rapporto di lavoro e condannato Mondadori al risarcimento delle differenze retributive dal 2005. Nonostante i numerosi tentativi di Mondadori di protrarre il processo per raggiungere un accordo, al ribasso, con i sindacati e “sanare” numerose situazioni simili, adesso c’è un precedente importante: se vogliono liberarsi dei precari che sfruttano da anni, dovranno pagare ben più dei due spicci che stavano offrendo.
Ancora una volta Cash&Crash!
di Elisatron
“Potrei anche stimare di chiudere il 2012 con un ebit pari a zero”. È con una mera previsione che il 3 ottobre scorso Fabienne Schwalbe, amministratore delegato del gruppo editoriale Gruner+Jahr/Mondadori, ha presentato un pesantissimo piano di ristrutturazione aziendale, per consentire il taglio di 36 giornalisti e 24 poligrafici, tramite la chiusura delle testate Focus Extra, Focus Domande e Risposte, Focus Brain Trainer, Wars, Biografie, Jack, Geo e Focus Wild.
Tra i cosiddetti esuberi non sono naturalmente considerati i collaboratori esterni, una foltissima schiera di freelance, senza diritti né tutele, per cui non è previsto alcun sussidio di disoccupazione e a cui non resta che unirsi nella lotta per l’agognato reddito minimo, ammortizzatore sociale presente in tutta Europa, fuorché Italia e Grecia.
Il taglio di 8 riviste su 13 e 60 lavoratori su 120 implica un vero e proprio dimezzamento dell’azienda, che di ebit, ovvero guadagni netti, ne ha a fatti a bizzeffe fin dal 1990: 4 milioni solo nel 2011 a crisi già iniziata (ma molti di più negli anni precedenti).
Nonostante i milioni, l’azienda (joint venture al 50% tra Mondadori e Gruner+Jahr del colosso editoriale tedesco Bertelsmann) aveva già dichiarato uno stato di crisi, fronteggiato internamente dai giornalisti con la diminuzione del 13% degli stipendi, tramite un contratto di solidarietà, iniziato nel 2010 e terminati lo scorso marzo.
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