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Il Jobs act è una delle peggiori porcate mai pensate contro noi precari e precarie, talmente grave che forse perdere cinque minuti a tentare di capire di che si tratta, prima che sia troppo tardi, da parte di più persone possibile, non è inutile. San Precario vi invita a leggere l’articolo di Gianni Giovannelli. Intanto, per invogliarvi, un riassunto in pillole:
1 – “Ce lo chiede l’Europa”: Siamo sicuri? Le direttive europee dicono che il contratto di base deve essere quello a tempo indeterminato, ma Renzi se ne frega e rende il contratto a termine talmente libero e conveniente che nemmeno i datori di lavoro più sprovveduti ne faranno altri.
2 – Lo so, vi hanno raccontato di tre anni a termine ma poi ci assumono: figata! Eh no, sono 36 mesi di lavoro effettivo anche non consecutivi, il contratto può essere rinnovato (ma anche no) fino a 8 volte con qualsiasi pausa in mezzo. Poi, basta cambiare la mansione e via con altri 8 contratti anche non consecutivi della durata che vogliono. Il tutto quante volte vogliono. Precari per sempre, e fosse solo quello. Ora discutono di diminuire le proroghe, da 8 a 6, capirete bene che non cambia nulla.
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thx: Effimera In barba alle direttive europee e al principio che il contratto di lavoro di riferimento è quello subordinato a tempo indetrminato, le misure del governo Renzi, liberalizzando totalmente il contratto a tempo determinato e l’apprendistato, rendono il contratto a termine (sino a tre anni, rinnovabile ben 8 volte) l’architrave del mercato del lavoro e nesancisce la definitiva precarizzazione. Oltre a rendere la precarietà giuridicamente strutturale (già lo è nella realtà) pone una serie di questioni rilevante in tema di rappresentanza. Come reagire?
E’ stato pubblicato in data 20 marzo sulla Gazzetta Ufficiale, con la firma di Re Giorgio, il decreto legge numero 34/2014. E’ senza alcun dubbio la più violenta aggressione ai diritti dei lavoratori di questi ultimi anni, nessun governo di destra aveva mai osato tanto; nessuna legislazione europea contiene una liberalizzazione così ampia e totale del contratto a tempo determinato, che diventa di fatto la forma ordinaria delle assunzioni, in palese contrasto con la direttiva 99/70 dell’Unione.
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di Jo Vannelli
thx Effimera
In una nota ufficiale il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha definito l’accordo sindacale del 23 luglio 2013 un modello nazionale sia per il procedimento che lo caratterizza, sia, e ovviamente, per il contenuto. Vale la pena di esaminarlo e cercare di comprendere, dal punto di vista precario, di che si tratta. Prosegui la lettura »
In gioco sono rimasti due tipi di contratto, che la stampa mette insieme, ma in realtà presuppongono situazione ed effetti molto diversi.
IL CUI (Contratto Unico di Inserimento).
La proposta del contratto unico di inserimento, originariamente elaborata sul sito lavoce.info, è stata recepita in un disegno di legge con primo firmatario al Senato Paolo Nerozzi e alla Camera Pierpaolo Baretta. (Le riforme a costo zero, Disegno di Legge Nerozzi). È un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, applicabile a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro età o qualifica. Oggi si entra nel mercato a diverse età e ed è pertanto necessario disporre di uno strumento flessibile e universale, applicabile a milioni di lavoratori senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato e di tipo amministrativo nel vigilare clausole ad hoc di questi contratti. Prosegui la lettura »
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