Il Jobs act è una delle peggiori porcate mai pensate contro noi precari e precarie, talmente grave che forse perdere cinque minuti a tentare di capire di che si tratta, prima che sia troppo tardi, da parte di più persone possibile, non è inutile. San Precario vi invita a leggere l’articolo di Gianni Giovannelli. Intanto, per invogliarvi, un riassunto in pillole:
1 – “Ce lo chiede l’Europa”: Siamo sicuri? Le direttive europee dicono che il contratto di base deve essere quello a tempo indeterminato, ma Renzi se ne frega e rende il contratto a termine talmente libero e conveniente che nemmeno i datori di lavoro più sprovveduti ne faranno altri.
2 – Lo so, vi hanno raccontato di tre anni a termine ma poi ci assumono: figata! Eh no, sono 36 mesi di lavoro effettivo anche non consecutivi, il contratto può essere rinnovato (ma anche no) fino a 8 volte con qualsiasi pausa in mezzo. Poi, basta cambiare la mansione e via con altri 8 contratti anche non consecutivi della durata che vogliono. Il tutto quante volte vogliono. Precari per sempre, e fosse solo quello. Ora discutono di diminuire le proroghe, da 8 a 6, capirete bene che non cambia nulla.
3 – Fino ad ora ci voleva un motivo, una “causale” per assumere a tempo determinato: sostituzione di qualcuno (es. maternità), picchi di produzione, per esempio. Poi nella realtà spesso la “causa” è fasulla, verissimo. ma fino a ora era contro la legge, li portavi in tribunale e vincevi. San Precario ha vinto contro la Sea facendo assumere le ragazze assunte per “picchi di produzione” di dieci mesi l’anno per sei anni consecutivi. Se passa questo Jobs act, non serve più avere una causa (il contratto a termine diventa a-causale) quindi non c’è modo di sottrarsi al ricatto.
Cancellazione totale di ogni possibile tutela dell’unico possibile accesso al lavoro e quindi al reddito, visto che in Italia il reddito di base non esiste.
4 – Direttamente o tramite le agenzie interinali (agenzie di somministrazione) ogni impresa è libera di scegliere fra assunzione stabile e assunzione precaria. La cancellazione della causale permette perfino di sostituire lavoratori licenziati (anche con procedure collettive) con altri meno costosi e ultraricattabili, il che fino ad ora era vietato.
5 – Fosse solo questo, dicevamo. Lo sapevate che in Italia è vietato licenziare una donna incinta? Un fatto di civiltà elementare chiamato trattamento di maternità. Ma col Jobs act, nessun problema: mica ti licenziano… non ti prorogano il contratto! Stessa cosa vale con i permessi di matrimonio, infortunio o malattia: basta aspettare la prossima scadenza tanto il termine è frazionato e sempre ravvicinato, l’impresa si libera di un “peso” senza renderne conto a nessuno.
6 – Ovviamente se ti rinnovano o no te lo dicono all’ultimo, quindi vuoi pretendere che ti paghino gli straordinari? Vuoi metterti in cattiva luce insistendo per avere quell’elmetto o quella cinghia di protezione?
7 – Infine l’apprendistato: lo Stato si accolla ben il 90% degli oneri sociali – gran risparmio per le imprese – che, in cambio, insegnano qualcosa, formano l’apprendista….. no, un momento! Viene cancellato l’obbligo di documentare la formazione… e non è che alla fine lo devi assumere stabilmente al contrario puoi cacciarne uno e prendere quanti altri “apprendisti” vuoi. Non importa che qui di formazione non ce ne sia, che si tratti di un modo di non pagare le tasse scaricandole sul pubblico alla faccia delle spending rewiew: era vietato, col Jobs act non più.
Questo è il Jobs act, e hanno avuto la faccia tosta di chiamarlo “semplificazione” e dire che così diminuiranno la disoccupazione. Hanno fatto, complice Napolitano, un decreto d’urgenza che dovrà essere convertito dal parlamento entro sessanta giorni (20 maggio) e può essere che il governo lo imponga ponendo la fiducia. Fate girare la voce, prima che sia troppo tardi.
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