Venerdì il Santo si è svegliato presto e noi con lui. Alle 9.30 l’appuntamento è in Via Palestro, ma prima bisogna fare il "giro giro tondo": fotocopiare volantino, recuperare stendardo, generatore, impianto, tavolini, cartelloni, corde, cordicelle, scotch (di puro malto) bioadesivo. Life is now, ci dice il brand Vodafone, life is boh, rispondono i lavoratori/trici.
Questa mattinata non ha l’oro in bocca, anzi è proprio disgraziata: presenze ai minimi termini, un gruppetto di cento persone, il carro del Santo che si comporta come tale e ci propone un percorso di sofferenza per espiare i nostri numerosi peccati. Si presentano i soliti problemi tecnici. Per "i soliti problemi tecnici" intendiamo il fatto che non funziona niente. Per fortuna che abbiamo affittato un generatore al brico invece di affidarci ai soliti generatori psicotici dei centri sociali che per funzionare hanno bisogno di sentirsi amati, riempiti d’attenzione, trattati come macchine con l’anima e non come oggetti. Al primo strappo della corda la corda si strappa sul serio. Grazie, oh San Precario, che ti prodighi di ricordarci che la vita è tribolazione e come tale deve essere vissuta ! Per pochi minuti si assiste a un delirio mistico di ascesi e contemplazione agitata. Potrebbe sembrare panico ma non lo è. Sono le 9.00, manca mezz’ora, bisogna attivare i neuroni, sferzarli con l’adrenalina copiosamente prodotta dal corpo, agitare il tutto ben bene e scaldare fino a ebolizione. Dopo questo trattamento, totalmente autogestito, ecocompatibile, omeopatico siamo altro da noi stessi: un cocktails scomposto in cui ognuna/o pare incarnare le migliori abilità di Mcgiver, la miracolosa capacità creativa di San Francesco e tutti insieme sembriamo affiatati come una squadra di cambio ruote di Formula uno e caricati come un cartello di narcotrafficanti colombiani. Alle 9.25 si accende il generatore, l’impianto, i lampioni di corso venezia, le luci delle vetrine dei negozi ancora chiusi, un ciclista raggiunge la velocità di 120 km all’ora. Tutto è pronto evvai con la retorica ! Life is this, on the road, in the street, we wont the world and we wont it, now; oui, je suis Catherine Deneuve.
Il corteo parte. Nel frattempo il numero dei partecipanti è aumentato fino ad arrivare a migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Il carro iniziale è composto dal cartello dei confederali che provano pure a spedirci in coda con fare arrogante. Non conoscono lo stato di grazia che ci guida, glielo spiega R*** dicendogli che il furgone è pagato e autorganizzato dai lavoratori e che, insomma, "non rompessero i coglioni". Ah, il dolce stil novo di Baggio!
Io e R*** abbiamo fatto la scuola insieme al parco Berna, mi ricordo ancora quando si prendeva lezioni di poesia dai pushers e dalla nebbia. Che tempi. Anch’io mi faccio valere e con fare indomito e piglio altettanto deciso dico "io non ne so niente, faccio quello per cui sono pagato". Si chiama mimetismo culturale, al berna, la scuola neorealista l’avrebbe apostrofato con il termine "paraculismo".
C’è una fiumana di gente che ha preparato striscioni, cartelli, tazebao. Tra questi si introduce la presenza del carro Santissimo, delle Winders e la Telecom. Non mancano però le bandiere delle sigle sindacali, che vengono distribuite a chiunque. Noi aiutiamo, naturalmente. Non vogliamo contrapposizioni, ci chiediamo semplicemente che cazzo se ne farà una comitiva di giapponesine di 20 stendardi dell’Slc e di 15 della Uil. Mah?!
Il corteo lo chiudono i lavoratori Vodafone delle sedi del Nord d’Italia, Padova, Ivrea, Pisa, del Piemonte, che subiranno anch’essi l’esternalizzazione. Non funziona il microfono! Cazzo. Ci si mette in cerchio, neuroni, adrenalina, shackeraggio energico et voilà, peggio di Viki il vichingo. La bicicletta di V**, passa a G***, che con la colla fatta da R***, parte che manco Pantani. E tutti sperano che torni, al contrario di Pantani. Obiettivo Marcucci: mergafono + pile 60 neuri.
Il percorso non è lungo Corso Venezia, San babila, corso europa, via larga per arrivare in via pantano sede dell’Assolombarda, in due ore circa si conclude con un comizio, parla un tipo con una lingua biforcuta tanto lunga che nei momenti di pausa usa come sciarpa, la burocrazia sindacale sorprende, tante chiacchere, qualche distintivo e un’onorevole carriera nel mercato delle svendite. In fondo in Italia siamo tutti immobiliaristi: c’è chi piazza stabili e c’è chi vende instabili. Noi nel frattempo abbiamo distribuito tutti i nostri volantini, i santini, i tarocchi, benedizioni, consigli, ricette, e un paio di pronostici per il gran premio dell’ippica del pomeriggio. Resta la preoccupazione di aver fatto più danni con questi pronostici che con i tfr dei lavoratori attraverso i fondi pensioni "vaporel" proposti da Montescemolo. Passano infine la parola ai lavoratori ai delegati rsu di Milano, si parla del 95% di adesione allo sciopero, un grande successo, tutti insieme prendiamo i cellulari e …. call strike 024342 ( il numero è puramente indicativo )
La mattina non è ancora finita, dal carro centrale s’invitano tutti a continuare la protesta e ad andare davanti agli uffici di Vodafone in via Lorenteggio. Questo è forse per i longobardi il momento più importante. Il clima che un po’ dismesso che s’era visto quelache tempo fa in Orefici, di fronte a punto vendita, è scomparso La rabbia e la determinazione prevalgono e ascoltare i commenti, i fischi, le megafonate è veramente galvanizzante. Altro che i comizi. Un’ora di carica, poco meno di 70 persone incazzatissime il tutto inframmezzato dal sound piazzato di fonte all’entrata. Il metodo per piazzarcelo ? Sempre quello " siamo pagati per mettere il furgone qua ed allestirlo"
I lavoratori e lavoratrici armati di megafono pretendono l’arrivo di qualche dirigente! Non arriva nessuno, li chiamano al telefono, questi riattaccano. Seduta spiritica, niente. Transfert, nessun risultato. Chiamata sul numero privato con voce femminile sussurrante "Caro sono io, t’aspetto giù, picci picci bao bao"… meno che meno. Infine, estrema ratio, con voce più autoritaria " sono io, mamma, scendi che ti ho portato la canottiera di lana, che viene brutto e ho anche la crostata della nonna". Quest’ultimo artificio all’inizio sembra funzionare ma il custode, maledetto, che conosce le mamme di tutti, avverte il dirigente mentre sta scendendo le scale, saltellando e cantando " la crostata della nonna trallallero, me l’ha portata la mia mamma, trallalero"… (qualcuno mormora che sia un caro amico di Padoa Schiappa…)
Passa un’oretta , gli interventi sono sempre più incazzati, della dirigenza neanche l’ombra!
Strike is Now! Prossimo appuntamento il 19 ottobre.
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