Il 2 febbraio 2008 una cassiera dell’Esselunga di via Papiniano è costretta a rimanere alla cassa in attesa di un cambio di turno nonostante un impellente bisogno di andare al bagno, fino a quando, umiliata, non può fare altro che pisciarsi addosso. Dopo questo episodio, la cassiera denuncia quanto avvenuto, ma a parte gli articoli di colore, nessuno si preoccupa. Tranne i suoi datori di lavoro, che il 28 febbraio pomeriggio hanno pensato bene di mandarle un messaggio inequivocabile: un energumeno l’ha aspettata nello spogliatoio del personale, le ha messo un bavaglio in bocca, picchiandola e intimandole che "aveva parlato troppo". Sabato 1 marzo duecento persone hanno manifestato di fronte al supermercato dove lavora la donna, ma solo due delle novanta colleghe hanno partecipato allo sciopero indetto dai confederali (fonte: Repubblica). Chi ha aspettato fino ad ora per preoccuparsi, è bene che cambi idea in fretta.
Che i supermercati Esselunga non fossero un paradiso
si sa da tempo. Che il loro proprietario, il prode e littorio Caprotti
non fosse proprio un libertario anche questo è cosa nota, nonostante le arie da liberale tradito che ha cercato di darsi pubblicando un libello contro le Coop (che per carità nessuno vuole difendere, ci mancherebbe). Ma quello che sta accadendo nel supermercato di via Papiniano a Milano ha dell’incredibile, e solo un cieco potrebbe fare finta di non vedere i prodromi di un rigurgito di metodi e pratiche che tutti speravamo appartenere al passato.
Il supermercato di via Papiniano è situato giusto di fianco al carcere milanese di San Vittore, in una zona popolare tuttosommato abbastanza vicino al centro. E’ una sede abbastanza grande, già presa di mira in almeno un paio di occasioni durante la mayday del 2004 da iniziative legate alla campagna "Picchetta una Catena" – che si proponevano alle grandi catene di tenere chiuso in maniera sensibile il primo maggio, festa dei lavoratori – e da azioni successive di sensibilizzazione e di protesta per le condizioni di lavoro.
All’inizio del mese di febbraio le cronache milanesi – che certamente questo non è argomento da prime pagine, non certo come le parolacce di Pippo Baudo – hanno riportato un episodio che già in sé avrebbe meritato di destare preoccupazione: una cassiera ha chiesto ripetutamente un cambio volante per poter andare in bagno; il cambio le è stato negato fino a quando la povera donna ha dovuto pisciarsi sotto, scoppiando in lacrime per l’umiliazione. Usiamo le parole per quello che sono: non si è "orinata addosso", non ha "perso il controllo dei propri organi escretori". Si è pisciata addosso. A 44 anni. Per non fare perdere tempo e denaro all’azienda. Vi viene da vomitare? Anche a noi.
La donna coraggiosamente ha denunciato l’episodio, e si è presa dieci giorni di malattia perché stava male. E sfiderei chiunque a saper affrontare una umiliazione simile senza sentirsi male. Al suo ritorno al supermercato qualcuno deve aver pensato che era necessaria una bella lezione: altrimenti poi questi dipendenti si montano la testa, no? Il 28 febbraio 2007 la donna si è recata come al solito nello spogliatoio del personale per cambiarsi a fine turno prima di andare a casa. prendere delle monete per la macchinetta del caffé. Mentre era nello spogliatoio è stata aggredita alle spalle da un uomo, che le ha messo uno straccio in bocca per impedirle di gridare, le ha sbattuto la testa contro l’armadietto e l’ha fatta svenire. Le parole che hanno accompagnato l’aggressione non lasciano dubbi: "hai parlato troppo!"
L’episodio è avvenuto all’interno del supermercato, e quindi ad opera di qualcuno che non può non essere stato tollerato – e a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, quindi noi diciamo inviato – dalla direzione del supermercato stesso. Dopo l’episodio i funzionari della Esselunga hanno parlato di "incidente", non hanno avvisato la polizia, né denunciato l’accaduto, e ovviamente hanno ripulito per bene lo spogliatoio, in modo da rendere adeguatamente impunibile il responsabile.
I sindacati hanno indetto per il 1 marzo uno sciopero di tutte le Esselunga di Milano, e davanti al supermercato di via Papiniano si sono radunate nella giornata di sabato duecento persone, anche se solo due delle novanta colleghe della vittima hanno partecipato allo sciopero (fonte: un’articolo su La Repubblica, nella cronaca milanese). Il prossimo appuntamento è un volantinaggio martedì 4 marzo davanti agli esercizi commerciali della catena. Quando il 31 ottobre 2004 qualcuno si presentò a un’altra Esselunga con uno striscione che recitava Tutti Santi (i lavoratori) Tutti Stronzi (i proprietari delle catene) non andava lontano dalla verità: fossero solo stronzi ci consoleremmo. Il problema è che inizia a respirarsi una brutta aria, come non si respirava da tempo in territorio italiano, e sembra che prenderne atto sia molto difficile, o forse solo scomodo per chi crede che la propria vita sia agiata e priva di complicazioni.
Adesso andate a nascondervi sotto un sasso e datene notizia se avete un minimo di dignità:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_novembre_16/mobbing-esselunga-1602017429504.shtml
Avete dato quella dell’iscrizione nel registro degli indagati, e avete dato tanta aria alla bocca con la descrizione colorita dei presunti fatti. Ora date lo stesso spezio all’esito di questa non-vicenda.