Diritti ai singoli, il caso CGT

 

PATOLOGIE: In Italia si discute di aria fritta, in Francia si ragiona su un nuovo modo di concepire i diritti dei lavoratori. City ne parla con i protagonisti. 


Mentre in Italia si straparla di "modello scandinavo di welfare", e i precari italiani subiscono gli effetti dei vari pacchi e pacchettini che il sindacato si inchina a firmare, in Francia la Cgt, principale organizzazione dei lavoratori, punta a un regime di "sicurezza sociale professionale". Una proposta che parte dall’analisi della realtà del lavoro contemporaneo e si incentra sull’idea di legare i diritti non più al contratto di lavoro (che vale solo per i pochi dipendenti, tagliando fuori i molti "atipici") ma al singolo individuo. Il quale, anche nei periodi di intermittenza lavorativa, manterrebbe il diritto alla formazione, alla malattia, alla pensione e al 90% dello Smic (Salario minimo interprofessionale, un salario minimo orario, 1300 euro).

Per non limitarci a rubricare la palese differenza rispetto a Cgil Cisl e Uil sotto la voce "patologie di stampo locale" (che aiuta ma non basta), abbiamo chiesto lumi ad Antonella Corsani e a Carlo Vercellone, economisti della Sorbona a Parigi, sostenitori del reddito di esistenza (bio reddito o reddito sociale garantito). Corsani ha collaborato con gli intermittenti dello spettacolo per una piattaforma rivendicativa per la continuità di reddito; Vercellone ha discusso con Bernard Friot, ispiratore della proposta della Cgt.

Corsani prova a consolarci: "il contesto istituzionale di partenza è differente da quello italiano. In Francia esiste l’Rmi (Reddito minimo di inserimento, pari a 400 euro al mese) o il sistema di assicurazione dalla disoccupazione (800 euro netti al mese). L’ipotesi della Cgt sulla sicurezza sociale professionale è in questo contesto".
Carlo Vercellone chiarisce i contorni: "per la prima volta un sindacato accoglie l’idea che non si può più ragionare a partire dal contratto a tempo indeterminato, comprende l’ineliminabile intermittenza sociale della prestazione lavorativa contemporanea e va nel senso di un nuovo sistema di garanzie del welfare".

"Se l’80% dei nuovi contratti sono precari", dice Corsani, "non si può che ripensare il sistema dei diritti. La Cgt ha fatto questo sforzo, un passo avanti, anche se con dei limiti. L’orizzonte del sindacato resta comunque la stabilizzazione del contratto di lavoro: per loro il reddito elargito quando non si lavora è una specie di cassa integrazione".
Cartolina dalla Francia. A noi Epifani, che minacciava sfracelli se il Governo non gli approvava il "suo" pacchetto welfare perché l’aveva firmato, con detassazione degli straordinari e l’ossimorico prolungamento del contratto a termine e tutto il resto.

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