Dopo il commercio arrivano i chimici. Nel silenzio quasi assoluto, un’altra importante categoria di lavoratori ha un nuovo contratto firmato insieme da Cgil, Cisl e Uil. Il contratto che recepisce alcune delle norme della riforma contrattuale del gennaio 2009 sarà valido per oltre 200mila lavoratori nel triennio 2010-2012 e prevede un aumento lordo (il netto va decurtato di circa il 40% della cifra) di 150 euro medie da corrispondere in tre fasi successive di cui solo 135 lorde medie andranno a finire direttamente nelle tasche dei lavoratori, in tre tranche temporali. 13 euro vanno al fondo integrativo pensionistico Fonchim. 2 euro andranno inoltre a chi non ha il contratto integrativo di secondo livello, la grande maggioranza delle imprese chimico-farmaceutiche.
Introdotto anche il premio variabile di produttività, che prevede una valutazione di tre parametri: assenteismo medio, presenze personali e fatturato.
Abolizione degli scatti di anzianità.
Nonostante il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, dichiari che: ‘Non si sono applicate le linee guida del cosiddetto accordo separato’, il contratto dei chimici abolisce per sempre gli scatti di anzianità, aumenta a 4 anni il limite legale al succedersi dei contratti a tempo determinato, aumenta a 3 anni la validità di norme e aumenti decisi, oltre a lasciare spazio a enti bilaterali sindacati-imprese per materie quali aumenti di cassa integrazione, ricollocazione lavorativa e mobilità.
Limitato l’intervento del giudice del lavoro.
Inoltre le parti si impegnano a favorire l’arbitrato e la conciliazione. Due istituti, che limitano la possibilità che un lavoratore possa far causa all’azienda presso un Giudice del Lavoro. All’atto dell’assunzione infatti,il lavoratore sarà di fatto obbligato a firmare una rinuncia a fare causa all’azienda se non tramite un organismo di parte, formato da sindacati e imprese, che si arroga la competenza in materia di diritto del lavoro.
Ricatto della precarietà alzato a 4 anni.
La logica che muove l’accordo è desumibile da un’altra dichiarazione di Epifani che, se non fosse affermata in questo contesto sembrerebbe una barzelletta:
“La soluzione del superamento degli scatti nel riconoscere un aumento a tutti i lavoratori, salvaguardando anche i più giovani, rappresenta un incentivo a una maggiore contrattazione sui temi della professionalità”.
Lotte e abolizione degli scatti
Invece è vero il contrario. Gli scatti di anzianità furono introdotti dopo lunghe lotte sindacali costate centinaia di ore di scioperi e licenziamenti a migliaia di lavoratori, per avere almeno nella parte riguardante l’età, un aumento automatico e sicuro. Non sottoposto alla contrattazione sindacale, sottratto ai tempi dilatati delle concessioni imprenditoriali. Un aumento ‘vero’, accessibile a tutti, anche ai più giovani che abbiano maturato anzianità aziendale. Questo automatismo, conquistato in autonomia dai lavoratori grazie alla loro unità, è sempre stato inviso alle associazioni imprenditoriali, in quanto non sottoposto a contrattazione. Durante gli ultimi 20 anni grazie ad accordi inseriti tra le righe dei chilometrici rinnovi contrattuali, gli scatti di anzianità sono stati limitati in più modi. Sia chiamandoli progressioni orizzontali, sia allungando i periodi di anzianità entro i quali partivano gli aumenti, sia escludendo i contratti a termine e tutti gli altri precari dal periodo entro il quale scattava l’anzianità. In pratica se un lavoratore aveva lavorato per 5 anni a termine in un’azienda non godeva di scatti di anzianità, che veniva conteggiata solo dal primo giorno di assunzione a tempo indeterminato.
Il bluff delle votazioni e l’esclusione dei precari.
Il segretario del più grande sindacato italiano esprime soddisfazione anche per la ratifica, prevista, dell’accordo tramite votazioni nei posti di lavoro. Come se non sapesse che nel 90% delle imprese chimiche sono presenti solo RSU Cgil Cisl e Uil, anche grazie alla legge che riserva loro il 33% netto di partenza in ogni votazione sindacale. E che i precari, non tutti giovani come la retorica della ‘lotta al precariato’ vorrebbe farci credere, presenti in quelle aziende per legge non potranno votare. Non potranno esprimere la loro idea su questo rinnovo nemmeno quei tempi determinati condannati dal contratto a rimanere 4 anni sospesi tra il baratro della mancanza di un reddito e quello, più silenzioso, dell’obbedienza totale. E che, se licenziati, invece di scegliersi liberamente un avvocato e portare l’azienda dinanzi a un giudice dovranno obbligatoriamente riferirsi a un organo di persone scelte e pagate da chi ha firmato quel contratto.
Stefano Mansi, Stefo
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