La crisi colpisce duro, la crisi
colpisce tutti: donne e uomini, italiani e migranti. Eppure, per
rispondere alla crisi, il governo produce e sancisce differenze. È
razzismo istituzionale: la legge Bossi-Fini e il "pacchetto
sicurezza" inseguono il sogno di una forza lavoro usa e getta,
vogliono ridurre i migranti e le migranti alla perenne espellibilità.
Tutti i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione, sospesi
dal lavoro e licenziati vedono ogni progetto di vita frantumarsi di
fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i precari con contratti a
termine e senza garanzie sono messi alla porta per primi. Tra i
lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il
permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una
minaccia più vicina, l’espulsione una possibilità sempre
presente. Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
Il razzismo istituzionale colpisce
duro: il Governo Berlusconi, con la Lega Nord in prima fila e buona
parte dei media, hanno dato il via ad una campagna di odio che si
indirizza prevalentemente contro i "clandestini" ma criminalizza
tutti i migranti giustificando il loro sfruttamento. La proposta di
un "contributo" per il rinnovo dei permessi – che si aggiunge
al furto dei contributi previdenziali e pensionistici che non possono
essere ritirati – mostra che il salario dei migranti è considerato
risorsa sempre disponibile. Si tratta di denaro che, con quello di
tutti i lavoratori, pagherà nuovi Centri di identificazione ed
espulsione. E mentre il razzismo istituzionale si legittima sul corpo
delle donne facendo strada a ronde e linciaggi popolari, la violenza
continua nelle case, i tagli alla scuola e al welfare pretendono di
rinchiudere tutte le donne tra le mura domestiche, riservando alle
migranti solo un posto da "badanti". Per questo è ora di
scegliere DA CHE PARTE STARE.
La crisi mostra spietatamente che lo
sfruttamento non conosce differenze: tutti hanno mutui e affitti da
pagare, l’incubo del giorno dopo. Il razzismo istituzionale
impedisce però ai migranti di sperare persino nelle già povere
"misure anticrisi". Ammortizzatori sociali, piani edilizi, bonus
bebè non li riguardano: devono solo pagare, e farlo in silenzio.
L’abolizione del divieto di denunciare i migranti irregolari che si
rivolgono alle strutture sanitarie è l’espressione più meschina
di una strategia che vuole produrre una clandestinità politica oltre
che legale. Impedire di certificare la nascita dei figli e delle
figlie dei migranti senza documenti pone un’ipoteca sulle prossime
generazioni. Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
Contro i colpi duri della crisi e del
razzismo istituzionale, la risposta deve essere altrettanto forte. È
ora di scegliere DA CHE PARTE STARE, e tutti e tutte siamo chiamati
in causa. Le organizzazioni autonome dei migranti, che in questi anni
hanno tenuto alta la lotta contro la legge Bossi-Fini, le
associazioni e i movimenti antirazzisti, i sindacati, tutti siamo
tenuti a schierarci contro questa politica del razzismo. Fino a
quando i migranti saranno esposti al ricatto, tutti saranno più
ricattabili. È tempo di ritessere il filo della solidarietà, di
avviare in ogni territorio una nuova grande azione concreta di lotta
capace di opporsi a un attacco alle condizioni di vita che colpisce
prima di tutto i migranti, ma non solo i migranti.
È ORA DI STARE DALLA PARTE DEI
MIGRANTI E DELLE MIGRANTI. Per questo, facciamo appello a tutti i
lavoratori, le lavoratrici, gli studenti e le studentesse, le
associazioni e i sindacati, affinché siano parte di questa lotta.
Con questo appello inizia il percorso per una mobilitazione che
arrivi a una grande manifestazione nazionale entro il mese di maggio
in una città del nord, dove più evidenti sono le caratteristiche
dell’offensiva del razzismo istituzionale e più marcati gli
effetti della crisi. Affinché gli effetti della legge Bossi-Fini non
amplifichino quelli della crisi, NOI CHIEDIAMO:
– che i permessi di soggiorno siano
congelati in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità,
sospensione dal lavoro;
– che i migranti, così come tutti quei
lavoratori che non usufruiscono di ammortizzatori, partecipino
alla pari di ogni altro lavoratore a ogni misura di sostegno e vedano
salvaguardati i contributi che hanno versato;
– che i migranti e tutti i lavoratori
possano rinegoziare i loro mutui in caso di perdita del lavoro; il
blocco degli sfratti per tutti i lavoratori e le lavoratrici nella
stessa condizione, perché sappiamo che un migrante senza contratto
di locazione è un lavoratore clandestino;
– il mantenimento del divieto di
denuncia dei migranti senza documenti che si rivolgono alle strutture
sanitarie e della possibilità di registrare la nascita dei loro
figli;
– il blocco della costruzione di nuovi
centri di identificazione ed espulsione, l’utilizzo dei fondi
stanziati per iniziative a favore di tutti i lavoratori colpiti dalla
crisi, la cancellazione di ogni norma che preveda l’allungamento
dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE.
– la garanzia di accesso al diritto
d’asilo e il blocco immediato dei respingimenti alla frontiera in
attesa della promulgazione di una legge organica in materia.
Coordinamento immigrati
Brescia
Coordinamento migranti Bologna e provincia
Rete
migranti Torino
MayDay Milano
Impronte – Rete per la libertà
di movimento Roma
ADL-COBAS Federato RDB/CUB Padova, Treviso,
Rovigo
Rete 28 aprile
Associazione Città migrante – Reggio
Emilia
Coordinamento migranti Fiom-CGIL – Parma
Coordinamento
lavoratori immigrati CGIL – Reggio Emilia
Coordinamento
immigrati CGIL – Brescia
Associazione diritti per tutti –
Brescia
Sportello Illegale CSOA Gabrio – Torino
Razzismo Stop
Padova e Venezia
Cittadinanza globale – Verona
Ya Basta! –
Bologna
Coordinamento migranti Terza Italia –
Senigallia
Coordinamento migranti basso mantovano
Sinistra
critica – movimento per la sinistra anticapitalista
Laboratorio
femminista Kebedech Seyoum
CSOA Casaloca – Milano
Coordinamento
Nord Sud del mondo
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