L’incontro che si è tenuto sabato 15 gennaio su precarietà formativa, lavoro cognitivo e saperi, al di là delle differenze e delle posizioni di partenza dei soggetti partecipanti (studenti, ricercatori, insegnanti, redattori, giornalisti e altri lavoratori e lavoratrici precarie del mondo della conoscenza), ha cercato di focalizzare il discorso su un piano il più possibile generale e unificante, sottolineando come la filiera produttiva del sapere contemporaneo parta precisamente dalla formazione e dall’università per giungere, sotto il comando stringente del capitale, alla condizione diffusa di precarietà lavorativa cognitiva/intellettuale, sottoposta scientificamente” alla frammentazione, al mancato riconoscimento del suo valore sociale, allo svilimento delle potenzialità emancipatrici dell’intelligenza collettiva (se solo potesse esprimersi liberamente, abbattendo i recinti economici della proprietà intellettuale e quelli ideologici della meritocrazia, della competizione, ecc.).