Si scrive sciopero generale, ma si pronuncia sciopero precario.

Da più parti e con insistenza si invoca la presa di una piazza per catalizzare la rabbia e lo sdegno e dare inizio a una sollevazione che ci liberi da Berlusconi. Ma più che una piazza noi crediamo che il momento decisivo sia uno sciopero che parli di precarietà, agisca nella precarietà e coinvolga precari e precarie. Certo, siamo stanchi di subire l’offensiva di questo governo che peggiora le condizioni di vita di lavoratori, precarie e migranti, e le immagini che provengono dal Maghreb ci trasmettono vibrazioni positive.


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