Crediamo che nei referendum del 12 e 13 giugno prossimi ci siano due piani che si intersecano.
Il primo è quello sostanziale: da sempre sosteniamo che la precarietà sia ormai una condizione pervasiva ed esistenziale e non già solo lavorativa, ma legata ad aspetti quali la mobilità, i territori, la casa e gli affetti.
Di conseguenza, abbiamo sempre rivendicato diritti generalizzati legati anche all’accesso ai beni comuni.
Per questo l’idea stessa che un bene assolutamente primario e irrinunciabile come l’acqua diventi fonte di profitto ad appannaggio di soggetti privati per noi è semplicemente inaccettabile.
Il secondo piano è quello formale: troviamo vagamente irritante che, in questa repubblica delle
banane in cui l’arroganza populista del potere si riempie sempre la bocca di parole quali “volontà popolare”, quello stesso potere faccia di tutto per sabotare una delle rare occasioni in cui ci può essere un’espressione diretta di tale volontà, senza mediazioni.
San Precario dunque va ai referendum e si impegna a sostenere tutte le reti della società civile che sono impegnate in questa battaglia.
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