III° Incontro Accademia Precaria:
Diego Fusaro presenta “Bentornato Marx” in una serata di discussione sulla “coscienza e incoscienza del precariato”
Piano Terra, mercoledì 30 ottobre 2013, a partire dalle 19.00
Nella sua storia il capitalismo si è trasformato più volte cambiando ripetutamente il proprio volto. Al contrario la propria natura è rimasta la medesima: vorace e totalizzante. Il termine globalizzazione rappresenta per bene sia il suo “sfondamento” spaziale che la sua penetrazione vitale: infatti non vi è ambito di vita, della nostra vita, che non sia messo a profitto.
I soggetti sociali che fino a quarant’anni fa sembravano essere i protagonisti del destino del mondo capitalista, la classe operaia e la borghesia, hanno perso la loro centralità e pur non scomparendo sembrano aver smarrito il ruolo p/referenziale.
Esistono naturalmente gli sfruttati e gli sfruttatori, esiste il profitto ed esiste ancora il conflitto: eppure i soggetti che vivono in questo biocapitalismo finanziario, da una parte o dall’altra della barricata, si riconoscono in altri nomi: precari, migranti, manager, azionisti, speculatori. Malgrado ciò la vittoria netta del capitalismo non è stata la tanto decantata fine della storia.
E’ vero che nei parlamenti, la destra e la sinistra si confondo apparendo gli uni eguali agli altri, ma nel corpo sociale, al contrario, negli ultimi anni un po’ ovunque si stanno sviluppando forme di resistenza (e anche offensive), che, prendendo spunto dalla migliore tradizione della sinistra sociale, hanno cominciato a ridefinire i concetti di eguaglianza, libertà rimodulando nuove frontiere rivendicative, immaginando un nuovo orizzonte condiviso e universale dei diritti e soprattutto ripensando nuove forme di conflitto e di critica all’inviolabilità in/naturale della proprietà.
E’ proprio all’interno del precariato – che per ora possiamo definire come l’insieme delle persone precarizzate, native o migranti – che la spinta verso una rottura con il passato è stata più forte.
Ed è proprio dalle generazioni precarizzate che sono nate i conflitti più innovativi e le rivendicazioni più avanzate. E soprattutto: è grazie alla rottura di queste esperienze se oggi è possibile tessere un filo di continuità ideale fra le grandi resistenze di ogni epoca che in caso contrario andrebbero smarrite nella vittoria senza storia del capitalismo.
Ma cosa è il precariato? E sopratutto cosa ci direbbe Marx dei precari e delle precarie?
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