Non sono passati due mesi dai festeggiamenti per i 18 anni di occupazione, che ci troviamo nuovamente a gioire, alla notizia che la trecentesca Cascina Torchiera è stata stralciata dall’elenco degli immobili di proprietà demaniale dismessi dal comune attraverso il Fondo Immobliare II, elenco aggiornato e pubblicato in questi giorni.
Torchiera non è più in s-vendita, poco importano i tecnicismi addotti da Palazzo Marino e dalla BNP Paribas per giustificare la mancata cessione.
Noi abbiamo da sempre affermato che Torchiera è un bene comune, un patrimonio collettivo ed un’antica Cascina recuperata dal degrado attraverso l’autogestione, l’autocostruzione, l’occupazione.
Se resistiamo da quasi venti anni è grazie a tutte quelle persone che supportano spazi sociali come Torchiera e come la Fornace di Rho, di cui festeggiamo la nuova occupazione.
Adesso un po’ di storia.
Torchiera, vittima dell’urbanizzazione selvaggia e della manifesta incompetenza delle amministrazioni comunali degli ultimi venti anni, è stata occupata nel 1992 da alcuni giovani del quartiere Musocco, per rispondere in prima persona alla cronica mancanza di luoghi di socialità, di aggregazione e cultura nelle periferie della città.
In quasi venti anni di storia abbiamo ricostruito uno alla volta i muri e i tetti della Cascina, abbiamo attivato una miriade di progetti aperti a chiunque voglia conoscere la nostra esperienza, siamo stati parte dei movimenti sociali che quotidianamente animano una metropoli in preda ad una speculazione immobiliare e finanziaria che ne corrode un pezzo alla volta il patrimonio pubblico.
Il 1^ dicembre 2009, mentre irrompevamo all’interno del convegno di presentazione del Progetto Cascine Expo 2015 per spiegare la nostra contrarietà ad Expo ed alle politiche di presunta valorizzazione delle cascine demaniali, il consiglio comunale affidava le sorti di Torchiera in mano alla BNP Paribas, immobiliare legata alla banca armata tra le più sollecite, nota anche per il finanziamento di centrali nucleari ed altre nefandezze che si farebbe tardi a riassumere.
Per tutto l’anno passato abbiamo caratterizzato la nostra attività politica, culturale ed artistica all’insegna della contrarietà a questa e a tutte le svendite operate per sanare i buchi di bilancio amministrativi (determinati, nella metropoli della crisi, dal dissesto di a2a, dal mancato incasso ICI, dalle speculazioni sui derivati).
Tra le cascine, i palazzi e i terreni che restano in vendita ci sono luoghi abitati, sedi di progetti ed associazioni, luoghi di confronto e attraversamento che costituiscono parte dell’anima viva di questa città e che sono messi a repentaglio da questa operazione lucrativa, che si ostinano a chiamare ‘valorizzazione’.
Torchiera torna pubblica perché vi siete accorti che averci tra i piedi è una seccatura, ci fa piacere.
Torchiera torna pubblica perché non sapete dare un valore monetario all’economia cooperativa e solidale che abbiamo attivato per ristrutturarla, ci fa piacere.
Torchiera torna pubblica perché, non conoscendo alcuna dialettica politica preferite sempre guardare alle iniziative di fermento come problemi di ordine pubblico, non ci fa piacere ma passeremo anche questa.
Andiamo avanti perché la ricchezza delle relazioni che s’intrecciano ogni giorno in Cascina fa ancora impressione,
andiamo avanti perché le esigenze che muovevano i ragazzi dell’occupazione del ’92 restano ferite aperte nella storia della nostra città,
andiamo avanti perché gli spazi sociali sanno esprimere una conflittualità sana, positiva, importante.
Solidali con i fratelli e le sorelle dell’SOS Fornace di Rho con cui condividiamo da anni lotte, passioni, esperienze e con tutti gli spazi sociali che resistono al presente,
LA CASCINA TORCHIERA È UNA FABBRICA DI SOGNI, È SERENAMENTE VIETATO SGOMBERARLA!
Il collettivo della Cascina Autogestita Torchiera SenzAcqua
http://torchiera.noblogs.org
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