La prima tappa del tour di presentazione della MayDay e dell’Intelligence Precaria sulla west coast è in Canada. E la frase che mi accoglie sin dall’aeroporto è: sarà MayDay a Vancouver l’anno prossimo! Mi hanno invitato a presentare la MayDay in Canada proprio per questo: vogliono lanciare un primo maggio alternativo a quello stantio dei sindacati. Per loro sono uno strumento politico, e vogliono sfruttarmi per bene.
Appena arrivato a Vancouver Am e Anthea, due attivisti locali, mi rapiscono all’aeroporto e mi concedono solo mezz’ora per un caffé su Commercial Drive, la Little Italy della città nonché quartiere multiculturale e alternativo-anarcoide. Am è dentro a mille progetti politici e comunitari in città e si sente da come conosce la politica cittadina e da come vi si muove. Anthea mentre si va sul Drive mi fa passare nel Ghetto, il quartiere pieno di homeless in cui sono attivi decine di progetti contro la povertà, l’emarginazione e la gentrificazione. A Vancouver è normale buttare giù interi quartieri e ricostruirli per specularci su; le olimpiadi hanno peggiorato la situazione, e io penso all’Expo 2015. Downtown è un ammasso di vetro e cemento, bruttissima – ma basta voltare lo sguardo per ammirare le montagne che la circondano.
Dopo il caffé bevuto sotto l’enorme tricolore che sventola sul Drive mi hanno portato diretto alla sede del Labor Council, la Camera del lavoro di una città in piena de-industrializzazione e che punta tutto su speculazione immobiliare e servizi. I sindacalisti mi aspettavano con cartelli di benvenuto e pranzo pronto, e mi hanno regalato maglietta, cuffia, libro, spilla, tutta la gadgettistica del sindacalista canadase doc. In una sala con una dozzina di pensionati e stagionati portuali le union mi hanno fatto l’interrogatorio sul rapporto tra la Mayday e i sindacati. Il loro timore è che i giovani individuino il nemico proprio nelle vecchie union. Ho cercato di tranquillizzarli ma gli ho anche detto che le nuove generazioni hanno bisogno di soluzioni diverse e di nuovi linguaggi e forme di organizzazione. E che c’è bisogno di un nuovo patto sociale, diverso da quello conquistato da loro, un nuovo set di diritti adatto alle trasformazioni del presente.
La solita pippa insomma, mentre Am annusava l’aria: lui vuole lanciare la Mayday l’anno prossimo e non vuole che le union gli mettano i bastoni tra le ruote. Quest’anno i sindacati hanno portato in piazza… 300 persone, e Am e gli altri pensano che loro, ricchi anche di altre esperienze come i Car Free Day (ormai un’istituzione locale) e le lotte contro le olimpiadi, possano invece fare un festival dedicato a lavoro e precarietà e portarne in piazza (o meglio, su Commercial Drive) diverse migliaia.
La sera ci si sposta nello studio di Am e Anthea dove la platea è composta da un tot di attivisti che vogliono capire se e come il modello Mayday è importabile da loro. Le domande sono molto più strategiche: come fate questo, come aggregate lavoratori, che risposte date, quali tattiche comunicative usate, come è cresciuta la MayDay, quali sono le differenze tra i primi anni e la composizione del corteo di oggi. Incontro Carla, che è una delle persone che spingono di più per una Mayday a Van, ed è anche coinvolta nel Purple Thistle Centre, il centro di aggregazione e descolarizzazione per i giovani del quartiere. Il centro, così come il Car Free Day, è stato fondato dal fantastico Matt Hern, urbanista anarchico che è un’istituzione del quartiere: la sua famiglia allargata occupa praticamente un intero block sul Drive, compreso un orto sulla strada da cui chiunque passi può raccogliere verdure. Per 3 giorni anch’io farò parte della family.
Da dieci anni il Purple Thistle Centre (foto) funziona come un esperimento di democrazia diretta. Una quindicina di kids tra i 15 e i 25 anni lo gestiscono tramite un’assemblea aperta, ma poi il centro è aperto a tutti, e frequentato da un paio di centinaia di ragazzi e ragazze. Collettivamente si decidono attività, corsi, seminari, uso dei laboratori – dal trashware a una ciclofficina, dal laboratorio fotografico a quello di taglio e cucito. La mia terza presentazione a Vancouver si tiene lì. Lo hanno deciso i ragazzi del collettivo, che accorrono in massa e si godono i video di San Precario, Serpica Naro e della Mayday e alla fine mi assaltano con domande sui centri sociali, i brand, gli avvocati, mentre Carla e gli altri che stanno sognando una MayDay a Vancouver gongolano.
Un mercato del lavoro frammentato come il nostro, perdita di diritti, sindacati ingessati su modelli e tipologie lavorative di 40 anni fa. Secondo me dovrebbero provarci, anche se per ora l’obiettivo è più culturale che direttamente politico: sentono il bisogno di lanciare nuove idee e raccogliere le nuove generazioni di precari e precarie attorno a nuovi simboli, prima di essere pronti a reclamare diritti concreti.
Prossima tappa Portland, Oregon. Stay tuned!
Precarifornia prima tappa vancouver 2.. Peachy 🙂