Il contratto unico… precario by Boeri & C.

La riforma del Welfare targata Boeri, che piace tanto alla pseudosinistra

Da cinque anni a questa parte l’insicurezza di reddito è diventata di moda. Il tabù di un tempo, guai a parlare di precarietà, è diventato trendy ed è tutto un fiorire di libri, articoli, film, opere teatrali che trattano dell’argomento.
Finchè si tratta di operazioni commerciali non meritano risposte. Troppo il disgusto per chi traveste il marketing di ipocriti ‘scopi sociali’. Ma quando la paura del futuro e la competizione per il reddito, riguarda milioni di persone e a scriverne sono economisti del calibro del professor Tito Boeri, una risposta è d’obbligo.
Non fosse altro perché l’esimio docente della Bocconi, nonché editorialista della Repubblica, coordinatore del sito www.lavoce.info, è tenuto in grande considerazione da tutti quei soggetti politici e sindacali che ancora si sforzano di definirsi ‘riformisti’ o addirittura di ‘sinistra’. Le sue proposte trovano estimatori nella segreteria nazionale Cgil.
Il maggior pregio di ‘Un nuovo contratto per tutti’ di Boeri e Garibaldi, edito nel 2008 da Chiarelettere editore, è quello di svelare quali siano le idee di riforma del lavoro di un’ampia area delle elites italiane che puntualmente si tramutano in leggi, contratti e scelte di politica economica.

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Pensierini sul welfare metropolitano….

Una piccola introduzione. Questa proposta poggia su alcuni principi che reputiamo centrali che sono stati discussi abbastanza approfonditamente nell’incontro precedente: l’affermazione del diritto alla scelta del lavoro per ribaltare i costi della precarietà sulle aziende, la costituzione di una cassa sociale per il reddito e una cassa sociale dei servizi  per garantire un reddito diretto e indiretto, entrambe gestite con un bilancio separato, un salario minino orario per evitare il dumping salariale ed infine la semplificazione del panorama contrattuale nostrano. Crediamo fermamente che le sacrosante lotte che si stanno sviluppando in modo sempre più diffuso debbano darsi un’orrizzonte che sappia coinvolgere quelle realtà precarie che, vuoi per un gap culturale (mancanza di riferimenti) vuoi perchè impossibilitate dalla mancanza di qualsivoglia tutela, non riescono a prendere parola. Una battaglia sul reddito, declinato come welfare metropolitano è quindi un momento ricompositivo e strategico che merita una riflessione a sè e che non vuole sotituire o contrapporsi alle reti e ai coordinamenti che già si muovono nella crisi. Infine precisiamo che l’articolazione che troverete nel testo che segue dei principi sopra accennati è un ulteriore proposta che ha soprattutto lo scopo di alimentare il confronto.

Sommario
1. Premesse
2. Garanzia di reddito e accesso ai servizi primari e alla socialità
3. Salario orario minimo e riduzione forme contrattuali
Parole chiave: precarietà, flessibilità, reddito di base


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Rosarno:da dove arriva il razzismo?

È TUTTA COLPA DI ‘NDRANGHETA E CAPORALI?
Dino Erba

La rivolta nera di Rosarno e il pogrom bianco che ne è seguito hanno suscitato grande sdegno, tra le anime belle della democrazia. Subito, si è levato un coro contro ‘ndrangheta e caporali. Ma siamo proprio sicuri che siano loro i veri responsabili del fattaccio?
‘Ndrangheta e caporali sono sicuramente anime dannate, pronte a ogni porcheria. Ma non sono gli apostoli del razzismo, sono solo il lato oscuro (quello vero!) del modo di produzione capitalistico.Per vedere dove nasce il razzismo, dobbiamo allora seguire il filo delle relazioni economiche.

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San Precario è a Rho!

GIOVEDI’ 14 GENNAIO INAUGURAZIONE DELLO SPORTELLO BIOSINDACALE

In collaborazione con l’associazione San Precario apre in città il primo sportello biosindacale del rhodense.

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No Plan B. La 6 giorni di Copenhagen

La 6 giorni di Copenhagen inizia in un parcheggio della periferia nord-ovest milanese da cui decollera’ il viaggio del climate bus, ultima tappa di un percorso che ha raccolto ecoattivisti di Milano e non solo nelle settimane precedenti COP15. Il bus arrivera’ nella capitale danese solo dopo 22 ore e molti piu’ litri di birra, quando la prima giornata di mobilitazione avra’ gia’ lasciato spazio alla cena. A Ragnishildgade, l’head quarter degli attivisti convenuti su Copenhagen, non entra piu’ uno spillo: per dormire bisogna sistemarsi negli angoli delle stanze, nei corridoi o sulle uscite di sicurezza. Nello spazio caffetteria invece, si parla in mille lingue diverse di una prima giornata di azione che ha lasciato gia’ indicazioni precise sui giorni futuri: sulla “repressione preventiva” di una polizia che ha perquisito gli attivisti sin dalla prima mattina e ne ha trattenuti a centinaia nelle gabbie della “Klima Prison” fino a sera, ma anche sulla disorganizzazione di una giornata di azioni diffuse che doveva essere coordinata al minuto e si e’ rivelata fin troppo pasticciona. Saranno due costanti che animeranno tutta la settimana danese, purtroppo, ma questo lo si scoprira’ dopo.

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