Avete letto sui giornali che ci sono stati decine di arresti (o meglio  di detenzioni preventive secondo la nuova legge danese), tra cui quelli di  7  italiani.  Il tutto nel mezzo dell’azione “Don’t buy the lie” che  doveva evidenziare il ruolo delle imprese inquinatrici nel cambiamento  climatico e soprattutto il loro tentativo di influenzare le decisioni  politiche.
Forse non sapete che a Christianshavn, il quartiere dove sorge la città hippy di Christiania – e ben lontano dalle manifestazioni – la polizia ha fermato, detenuto e minacciato di deportazione diversi volontari medici con pettorina e croce rossa. Le motivazioni non sono ben chiare, o meglio secondo la polizia la causa sono stati alcuni oggetti che portavano (di tipo infermieristico, come mascherine per proteggersi il volto e robe simili).
L’azione “Don’t buy the lie” di ieri è stata comunque  piccola, con poche centinaia di persone a farsi rincorrere dalla polizia  cercando di raggiungere gli obiettivi che non erano stati tenuti segreti. O  meglio non abbastanza, visto che poco tempo dopo l’inizio i giornali online  danesi
 avevano già pubblicato la lista dei luoghi che avrebbero dovuto  essere presi di mira.
Tanto per spiegare quante azioni e dimostrazioni  diffuse ci sono in città oltre a quelle di CJA, ieri pomeriggio un’azione  pacifica e divertente ha colpito Hopenhagen, la piazza/baraccone del comune  sponsorizzato dalle corporation in odore di green washing. Dieci ragazze  vestite da dame anni Trenta (ma completamente di bianco) hanno offerto  champagne alla gente
 urlando “Green capitalism! E noi faremo più soldi!”  mentre gentilissimi poliziotti danesi cercavano perlomeno di far spostare il  pezzo di prato verde che avevano srotolato in mezzo agli stand.
Ieri notte alla ciclofficina di Norrebro c’è stata una festa mentre si preparavano le bici per il Bike Block del 16 dicembre.
In un tot di convergence center e luoghi chiave diversi gruppi provenienti da mezz’Europa hanno montato mega cucine vegane food not bombs style che servono zuppe calde a 20 corone. Vedremo cosa faranno il 15, giorno dei contadini che hanno promesso azioni simboliche legate a terra e cibo in tutta la città.
Comunque,  anche se a Copenaghen il clima è ovunque, non siamo ancora entrati nel vivo.  Oggi alle 13 parte il grande corteo dalla piazza del parlamento. Nel canale  davanti è ormeggiata la Arctic Sunrise, la nave di Greenpeace, sì proprio  quella verde e arcobaleno che va a caccia di
 baleniere e di forza i blocchi  dei porti in cui arriva il carbone per le centrali. Al corteo ci saranno  tutti, dai papaboys ecologisti del KlimaForum, ai contadini della Via  Campesina, fino a CJA e movimenti vari nello spezzone “System change not  climate change”, per non parlare di
 Desmond Tutu. Ci saranno anche gli Yes  Men, che ieri hanno proiettato il loro film in un cinema pieno di attivisti  che alla fine sono usciti in minicorteo guidati da un vascello pirata/soundsystem a tre ruote per andare al techno party climatico sul porto  organizzato dal comune.
Per oggi gli Yes Men hanno annunciato un’azione pazzoide di accerchiamento del parlamento con le loro tutone gonfiabili, e hanno chiesto alla gente che era al cinema di presentarsi a mezzogiorno al loro quartiere generale per aiutarli.
Altra novità scoperta ieri è che il previsto incontro del 14 dicembre con Naomi Klein e Michael Hardt si terrà a Christiania, nel tendone da circo fricchettonissimo in cui si sta tenendo il contro-contro-vertice “Climate bottom”, una traduzione sgrammaticata di “Clima dal basso” che è tutto un programma. Ieri mattina tra fumi di incenso e chissà cos’altro siamo entrati e ci siamo sparati dieci minuti di vibre positive contro il cambiamento climatico, tra guru occidentali, santoni buddistoidi e indios amazzonici.








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