Il contratto è separato ma lo paga chi non c’era – Rocco Di Michele
Fare sindacato, di questi tempi, non è facile. Cala l’occupazione, aumentano i ricatti, i salari sono fermi, quando va bene.
Per i precari la situazione è ancora peggiore. Come fa un sindacato, di questi tempi, a mantenersi (pagando funzionari, sedi, bollette, materiale di cancelleria o propaganda, spese per le manifestazioni, ecc)?
Le quote degli iscritti, da sempre lasoluzione principale, mostra un po’ la corda. Poi, una mail solletica la
curiosità. La spedisce l’Unione sindacale di base(Usb), organizzazione nata dalla fusione di più sigle alcuni mesi fa, le cui segnalazioni sono in genere molto attendibili.
«Verrà consegnato con la busta paga di novembre il modulo con cui si richiede ai lavoratori metalmeccanici il pagamentodel “contributo sindacale straordinario”. Questo contributo, stabilito a seguito dell’Accordo 15 ottobre 2009 e del successivo Protocollo d’intesa 25 febbraio 2010, siglati da Fim-Cisl, Uilm e Federmeccanica, consiste in 30 Euro che vengono richiestiai lavoratori non iscritti ai sindacati a titolo di “quota associativa straordinaria a fronte dell’attività di negoziazione svolta”».
Una rapida verifica trova solo conferme. La Fiom Cgil, che non ha firmato quell’accordo, da qualche giorno distribuisce nelle fabbriche un volantino in cui invita i lavoratori a «non dare soldi a chi non ti fa votare e cancella il contratto nazionale».
Tutto vero e in procinto di passare alla «fase operativa», dunque. Al punto che la stessa Fiom «ricorda» – probabilmenteanche alle aziende, che devono operare la «trattenuta» e girarla poi ai sindacati firmatari – che «ai propri iscritti non deveessere trattenuto nulla». Ma come funziona il meccanismo? Semplice: col «silenzio-assenso». L’azienda ti dà un modulo,se tu non lo rimandi indietro, te li scala dallo stipendio di dicembre. Un piccolo calcolo dà la misura del gettito complessivodi questa «tassa»: i metalmeccanici, secondo Federmeccanica (l’associazione delle imprese del settore) sono circa un milione e 600mila; togliendo le imprese artigiane, saranno intorno ai 1,4
milioni. Il 70% non è iscritto a nessun sindacato,quindi i 30 euro vanno moltiplicati per all’incirca un milione di persone: 30 milioni, dunque, da spartire pro rata tra Cisl e Uil(con qualche briciola al Fismic e all’Ugl). Non proprio spiccioli, insomma. Ma è una novità?
Una volta, a ogni contratto, sichiamava «costo del libretto»; veniva pagato dalle aziende e girato ai sindacati. Poi divenne «contributo sindacalestraordinario» messo in conto ai non iscritti. Non proprio una misura simpatica, ma dotata di qualche logica. Il contrattonazionale, infatti, è valido per tutti, iscritti o no a un sindacato. Se porta vantaggi, per esempio salariali, è giusto che chi ne beneficia paghi una sorta di una tantum. Nella piattaforma contrattuale del 2008 – quella che poi portò ad un accordounitario (Fiom, Fim, Uilm, ecc) – era stato addirittura inserito un punto specifico su questa «contribuzione straordinaria» in modo che tutti i lavoratori fossero avvertiti. Poi, in sede di riscossione, valeva comunque il silenzio-assenso.
Ma quello fu un contratto poi sottoposto a referendum tra tutti i lavoratori (non solo gli iscritti) e quindi «condiviso» dalla maggioranza dei metalmeccanici. Quello per cui vengono chiesti i «30 denari», invece, è stato firmato da sindacati che nel loro insieme hanno meno iscritti della sola Fiom; e che, soprattutto, non hanno voluto sottoporre al voto confermativo – sapendo che sarebbe stato duramente contrario – della categoria. Si può aggiungere che è
un contratto «illegittimo» perché è ancora in vigore quello del 2008 (come indirettamente riconosce la stessa Federmeccanica, che lo ha disdettato, a partire però dalla sua scadenza legale: il 31 dicembre 2011). È un contratto che porta pochissimi soldi: il primo gennaio di quest’anno, per dire, è stata inserita in busta paga una prima tranche di ben 14 (quattordici!) euro al terzo livello. E’ un contratto a cui – in settembre – sono state già concesse le «deroghe» peggiorative chieste dalla Fiat (e a seguire da tutte le imprese del settore). Che, insomma, cancella di fatto – se non ancora di nome – il livello nazionale del contratto. E per una
«negoziazione» così, che non ha mai autorizzato né approvato, un metalmeccanico dovrebbe anche pagare?
Meglio sfilargliele di tasca in silenzio, nella «ricca» busta-paga di Natale, senza farglielo capire.
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