Partenze flessibili

Dev’essere un virus. Quando state partendo guardatevi in giro. Lì si annidano i peggiori casi di precarietà. Aeroporti, check in, piattaforme, scale, piazzali di imbarco. I sogni di molti si traducono in precarietà permanente per i lavoratori. In questo caso quelli di Swiss Airlines che per risparmiare hanno deciso di cedere tutti i lavoratori alla solita srl fuffa, senza mezzi, né soldi, né sede stabile. Un paravento da usare contro qualsiasi giudice impiccione. Peccato per loro che San Precario conosca le leggi che ancora difendono i lavoratori vittime di appalti di comodo e esternalizzazioni truffa. Infatti la nuova società usava tutti gli strumenta della vecchia, una delle cose vietate dalla legge che regola la cessione di ramo d’azienda. Nonostante la solita vergognosa melina dei sindacati presenti, diffidati per lettera dai lavoratori dal sottoscrivere qualsiasi accordo al ribasso, le due aziende sono venuti a patti col santo. Per evitare beghe e indagini del Tribunale hanno accettato di pagare, assumere, indennizzare. Diritti e cash i migliori antidoti all’instabilità lavorativa.

Precarie di punta

Anche il ‘Tempio’ della cultura meneghina fabbrica precari. Come nella Milano soggiogata dagli spagnoli, quando il marchio d’infamia non risparmiava nemmeno le migliori casate lombarde oggi la precarietà cattiva è diffusa anche nelle migliori famiglie milanesi. Fiera, Scala, Linate, Cisl, Comune di Milano, Cgil, A2A, Uil, Atm e chi più ne ha più ne metta. Così capita che una ballerina scaligera assunta come stagionale, lavori tutto l’anno con contratti fuffa che hanno il solo scopo di tenerla zitta e buona che tanto, si sa. Gli artisti mica fanno causa no? E invece la tenace libellula si è rivolta al Punto San Precario vincendo la Fondazione più potente di Milano.Una collega si è subito accodata all’amica, costringendo l’azienda all’assunzione.

La Bocconi a bocconi


E pensare che la quasi totalità di leggi e concetti che hanno permesso al liberismo di distruggere i diritti dei lavoratori vengono da lì. Dall’eccellenza di Milano, la Bocconi di Parco Ravizza, fucina dell’economia dei migliori. Peccato che anche lì esistano lavoratori a progetto che nonostante le belle parole sull’etica ripetute 20 volte all’anno da rettore, insegnanti e convegni, vengono brutalmente messi alla porta al minimo accenno di opposizione. Controlli rigidi al posto dell’autonomia gestionale, orari prefissati al posto di una libera collaborazione, ordini e continuità di presenze invece che indipendenza. In pratica l’unico progetto portato avanti da Bocconi in quel caso era la totale sottomissione del lavoratore. Così San Precario ha portato la Bocconi davanti al Tribunale del Lavoro. Oggi quell’ex co.co.pro a è stato assunto. A tempo indeterminato.

S. Precario e il kapò di Nerviaan


C’è un Comune vicino a Milano dove il sindaco si è fatto eleggere da una lista di centrosinistra che emette ordinanze degne della miglior destra texana. Siamo a Nerviano (Nerviaan) statale del Sempione, a 10 minuti da viale Certosa. Il ragionier Enrico Cozzi, in quota Partito Democratico aveva vietato gli assembramenti in parchi e piazze cittadine, equiparando le compagnie di adolescenti a pericolosi criminali, spacciatori, delinquenti della peggior risma. Così innocue partite di pallone venivano sanzionate peggio di smaltimento abusivo di rifiuti tossici, e una gara di frisbee vietata quasi fosse una riunione dell’ndrangheta longobarda. I cittadini, molti dei quali genitori dei ragazzi vessati dal sindaco-inquisitore, si sono rivolti agli avvocati del Punto San Precario di Rho, spinti dagli attivisti del collettivo Oltre il ponte, che hanno denunciato l’abuso di potere presso il Tar della Lombardia. Il risultato è stato che sindaco e consiglio comunale, che avevano votato l’ordinanza all’unisono alla faccia dei pseudoruoli di opposizione e maggioranza, si sono dovuti rimangiare l’ordinanza-killer definita nella sentenza dello scorso settembre ‘anticostituzionale’ perdendo la faccia di fronte al comitato No Ordinanza nato contro gli assurdi divieti.

Sea Girl: colpo double a Malpensa!


Dovevate vederle. Sono passati anni ma in molti non potranno mai più dimenticare quella scena unica. Dieci, quindici ragazze in tacchi e tailleur dentro uno spazio sociale milanese. Affascinanti addette Sea, abituate alle abbronzature di viaggiatori intercontinentali e ai netti pavimenti di Linate e Malpensa, catapultate tra i graffiti e la polvere della Pergola all’Isola. Uno dei tanti centri sociali fagocitati dagli appetiti immobiliari della ‘Milano Vetrina’, recentemente trasformato in elegante e trendy show room. Dopo aver fatto inutilmente il giro dei sindacati presenti in azienda, più interessati a gestire fondi pensione ed enti di formazione, che a difendere i diritti dei precari degli aeroporti, decisero di rivolgersi al Punto San Precario. Dal Varesotto a Milano è un’ora di macchina e un salto culturale deciso, specie se invece della passeggiata rito sui Navigli ci si rivolge agli attivisti della May Day Parade. Ma il fascino del Santo non conosce limiti di sorta. Due, tre incontri, con l’immancabile spia aziendale travestita da collega pronta a spifferare tutto al dirigente di turno, poi le cause sono partite davvero. Nonostante alcune di loro fossero a tempo determinato da anni l’azienda aveva pensato bene di licenziarle accampando i soliti motivi di crisi, salvo preparare i corsi di formazione per giovani e inesperte new entry affascinate dall’idea di lavorare in un aeroporto. Nonostante la vittoria in Tribunale l’azienda, per ripicca, le aveva trasferite a Linate a 60 chilometri dalla zona di residenza. La loro causa vincente ha fatto scuola e memori del risultato ottenuto, oggi, 5 anni dopo ben 220 lavoratori hanno intentato causa a Sea Handling per il passaggio dal 4 al 3 livello del contratto aziendale. San Precario, bestia nera di Sea, gli ha fatto ottenere il 60% degli arretrati e il riconoscimento del terzo livello aziendale. Ma gli scatti di livello un tempo non erano automatici? Come narra la favola del Santo…’C’era una volta ma ora non c’è più, se non difendi i tuoi diritti poi non li vedi più’.