Martedì 14 giugno in Cascina Torchiera dalle 21 invitiamo tutte le realtà dell’autogestione e dell’autorganizzazione, gli spazi occupati, i soggetti di movimento, con cui in questi anni abbiamo condiviso momenti, percorsi, iniziative, a partecipare all’assemblea in cui illustreremo modalità e contenuti del Camp.
Nell’anno dell’inizio dei lavori sui cantieri Expo e della fine del progetto dell’orto globale, entrambi nati da un mix fra le pratiche spettacolari di modello disneyano della destra utile a suggestionare le folle, e il riformismo green all’acqua di rose della sinistra utile a crear consenso e devozione nella società civile, una rete di collettivi ed individualità ha deciso di prendere la parola ed imbracciare la vanga per costruire il NoExpo Climate Camp.
La metropoli dell’iperconsumismo, del cemento sovrano, della disuguaglianza sociale istituzionalizzata e della sudditanza dei corpi al mercato ha fatto il suo corso. Il viale del tramonto imboccato dal modello produci, consuma e crepa viene comunemente definito crisi e pare esser sempre più irreversibile. Davanti a questa prospettiva la governance metropolitana tenta attraverso le grandi opere ed i grandi eventi – con la prassi dell’emergenza – di rialimentare meccanismi di crescita diffusa ma ottiene in realtà solo meccanismi di espropriazione e spostamento della ricchezza dei territori, oltre che l’imposizione dall’alto di modelli e stili di vita verso i quali fortunatamente cresce ogni giorni la resistenza.
Vari sono oggi i comitati presenti in città e nell’hinterland che si oppongono ai grandi progetti di infrastrutture funzionali alla viabilità su asfalto, utili al modello economico che fa profitti attraverso la grande distribuzione, i flussi abnormi di merci e la precarietà imposta a tutti gli attori di questo ciclo, dal produttore al consumatore. Ricordiamo i comitati contro la TEM a Gorgonzola, i comitati civici contrari alla Pedemontana di Seveso, Bovisio Masciago, Cesano Maderno e quelli per l’interramento della Rho-Monza di Paderno Dugnano e Novate Milanese, solo per fare alcuni esempi di gruppi di cittadini decisi a non rimanere inerti davanti all’avanzamento del progresso (dell’asfalto). Ricordiamo inoltre tutti quei comitati pendolari (Milano/Novara, Mortara, Rho….) che lottano quotidianamente contro i rincari del biglietto e per migliorare le condizioni di quelli che comunemente vengono definiti “carri bestiame”, nel momento in cui d’altra parte ogni investimento del gestore ferroviario viene dedicato all’onerosa alta velocità o ad interventi dettati da logiche elettorali o consociative, di cui solo una ristretta élite socioeconomica può farne uso.
Altrettanti sono i cittadini che in tutti questi anni si sono opposti all’aggressione dell’ambiente da parte del partito degli inceneritori e delle mancate bonifiche, i cui attori vanno dall’A2A (pronta a sacrificare la salute pubblica per un pugno di kilowattora in più), Moratti, Penati e Formigoni, , le mafie (che sui rifiuti, vedi il caso campano, sono ormai strutturali) e alcuni noti imprenditori locali di livello internazionale. A questa esigenza del capitale i territori, con in prima linea i comitati che vi nascono, rispondono con l’esigenza di una cultura del riciclo e del rispetto dell’ambiente che ci ospita.
Il PGT di Milano, infine, è il nuovo strumento in grado di trasformare il suolo nel più efficace strumento di profitto – e di salvaguardia della rendita – del moderno capitalismo meneghino, assegnando in merito al rapporto istituzioni/terreni la priorità al mercato rispetto ai bisogni ed ai desideri dei cittadini. Un PGT che ha perso la capacità di progettare e programmare, ma che ha recepito le istanze della grande proprietà immobiliare e del sistema finanziario che dietro questo si nasconde. Un PGT che nella sistematica semplificazione normativa permette il prevalere di quegli interessi forti, strutturalmente conservatori, che si pongono come antitesi di una idea di città capace di creare vivibilità e sostenibilità. Sin da ora il PGT trova nella città l’opposizione dei comitati di lotta per la casa, delle associazioni che lottano contro ogni forma di razzismo, segregazione ed emarginazione, i comitati contro i parcheggi sotterranei e la speculazione sulle aree dismesse.
Legge regionale, piano per le grandi opere viabilistiche e PGT portano a perfezione un modello di governo del territorio che, tutt’uno con la privatizzazione dei servizi pubblici, di rete ed alla persona, si alimenta della precarietà lavorativa ed esistenziale che costantemente la riproduce: i gradienti della rendita costringono la popolazione a spalmarsi sul territorio metropolitano frantumato e segregato, mentre il tempo di vita è frammentato dai tempi del lavoro precario, dagli infiniti tempi di spostamento
Attività produttive chiudono per permettere al padrone la valorizzazione dei terreni dello stabilimento, centri commerciali sovradimensionati,integrati nel piano delle grandi opere, si insediano a scapito dell’agricoltura di prossimità, dei diritti di chi vi lavora e del potere d’acquisto dei consumatori , devastano il tessuto sociale di quartieri e paesi.
Il territorio è divorato da un ciclo finanziario-immobiliare nel quale convergono i capitali dei grandi istituti bancari, che hanno tenuto in piedi le grandi società immobiliari piegate dalla crisi, e senza soluzione di continuità i capitali della ‘ndrangheta, delle attività in nero .
In questo contesto si inserisce il NoExpo Climate Camp, evento dal 17 al 19 di giugno che localizzerà il conflitto in area Expo e, attraverso una gestione eco-sostenibile di qualsiasi funzione per esperire direttamente un’alternativa di città, aprirà un contenzioso contro chi pensa di far prevalere il profitto sulla vita.
L’assemblea del NoExpo Climate Camp invita tutti i gruppi, le associazioni formali e non, i collettivi, i comitati e le singolarità sensibili ai temi in questo testo citati alla costruzione ed alla partecipazione all’iniziativa.
segui su: http://www.inventati.org/climatecamp/
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