Avvertenza: prima di leggere fate partire la colonna sonora delle 95 tesi cliccando qui
2008. Ottobre. Diciassettesimo giorno del mese. Lo sciopero generale del sindacalismo di base e l’Onda studentesta uniscono le forze e danno vita a una giornata di mobilitazione straordinaria che riempe le strade di Milano e Roma. In entrambe le città sfilano manifestazioni imponenti. Con la fine del periodo estivo due calamità hanno colpito le lavoratrici, gli studenti, le precari e i migranti. La prima si chiama crisi. La seconda si chiama Gelmini.
La crisi è iniziata dagli Stati Uniti e si è diffusa nel resto del mondo. Non è questo il luogo per analizzarne le cause, è sufficiente ricordare che negli ultimi mesi dell’anno domini 2008 è già chiaro l’uso che ne verrà fatto da governo e padroni: tagli, sacrifici, licenziamenti, cassaintegrazione e speculazioni a go-go, in primis in Lombardia dove l’Expo è un boccone troppo grosso per farselo sfuggire. La crisi si riassume in una frase: più precarietà per tutti.
La seconda calamità spunta dal niente. Si chiama Maria Stella Gelmini ed è nuova nel settore. Taglia a destra e a manca e in un istante, con un uno-due alla Pelè, riesce a segnare il destino di tutto il mondo della formazione, dalle elementari all’università. Un destino di rovina.
Ma torniamo allo sciopero generale del 17 ottobre 2008. Mentre dai cortei rimbomba lo slogan “non pagheremo la vostra crisi” piccoli gruppi di incursori precari si staccano dalle manifestazioni per toccare, picchettare, agitare, contestare alcuni luoghi significativi della precarietà. Cooperative di sfruttamento, la sede della trimurti confederale, il call center di Omnia e i rivenditori di Wind… e dulcis in fundo la Borsa di Milano che viene invasa, occupata simbolicamente e su cui vengono affisse 95 tesi sulla precarietà (un po’ come fece Lutero sulla cattedrale di Wittemberg).
Oggi ve ne proponiamo una versione musicata. Qualcuno si potrebbe chiedere: ma sono ancora attuali? E come no!, rispondiamo noi. Attualissime sono, e raccontano perfettamente la natura della precarietà che non è semplicemente il prodotto di questa o quell’altra legge, ma è il risultato di una visione complessiva e nefasta del mondo che ci circonda. La precarizzazione è un fenomeno complessissimo e il comune denominatore della società italiana.
Di essa si nutrono lo smarrimento sociale, la paura e le manie securitarie. Di essa si nutre lo stesso Berlusconi, il cui autoritarismo mediatico (e non solo) è necessario per traghettare l’Italia verso una retrocessione economica da cui si devono salvare solo i profitti delle imprese.
Ma da essa nasce anche San Precario, che è monito e speranza, unità e futuro. Da queste novantacinque tesi, dalla loro visione d’insieme, è nato il percorso Operazione Welfare e sta per sorgere la decima edizione della Mayday, il primo maggio della gioia e della rabbia precaria. La precarietà non si può abolire per legge, si deve combattere e si deve sconfiggere: culturalmente e socialmente, partendo dai conflitti nei territori e nella produzione.
La forza con cui otterremo la nostra vittoria sarà la cifra del futuro. Un’idea nuova di civiltà per cui vale la pena s/battersi.
Stay tuned
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