Roma, 27 dicembre 2009.  Circondati da odio e pregiudizi, i Rom continuano a morire nei roghi, come nel  Medioevo. A volte li uccide la povertà, che li costringe a riscaldarsi, in  inverno, con metodi pericolosi: vecchie stufe, candele, fornellini ad alcol. A  volte la mano di un razzista. Ieri sera una persona di etnia Rom ha perso la  vita a Roma, dove viveva in una baracca sull’Ardeatina, già teatro di azioni di  pulizia etnica istituzionale e di azioni di intolleranza da parte di gruppi  neonazisti. I Rom di un accampamento vicino hanno chiamato i carabinieri. Le  assi dell’abitazione di fortuna hanno preso fuoco per cause che le autorità ci  spiegheranno come incidente dovuto a incuria.  Li uccidono la disperazione,  l’indifferenza, il sadismo. I vigili del fuoco sono intervenuti alla 22. Hanno  trovato due brande, nella baracchina. Su una di esse giaceva il corpo della  vittima, quasi completamente carbonizzato. L’incendio segue quello avvenuto l’11  dicembre scorso, sempre a Roma, in via Candoni. Le fiamme hanno raggiunto e  distrutto 40 baracche. Suiccessivamente diversi roghi sono stati spenti dagli  stessi Rom in insediamenti più piccoli, mentre nelle prime ore del mattino del  21 dicembre scorso, nel campo di via della Martora, le fiamme hanno ustionato  alcune persone e distrutto 70 baracche; solo il coraggio di un giovane Rom, che  ha aiutato molti dei suoi fratelli  a uscire indenni dalle baracche in fiamme ha  potuto evitare il peggio. Contemporaneamente le fiamme sono divampate anche in  un insediamento Rom a Montemario. Otto baracche sono andate distrutte insieme  agli oggetti di sopravvivenza dei Rom. “Non so se si tratti di attentati o di  incidenti domestici,” afferma Albert, Rom romeno, “quello che so è che le  autorità vengono a spiarci, anche di notte, e continuano a distruggere le nostre  baracche e le nostre stufe. Le discariche hanno ricevuto l’ordine di non fornire  ai Rom materiale da costruzione e di conseguenza costruire ripari solidi e  sicuri, con sistemi di riscaldamento non pericolosi è ormai impossibile.  Nonostante le giornate che dedichiamo ormai a ricostruire in posti sempre più  nascosti le nostre baracchine, è sempre meno facile reperire i materiali adatti.  Vivere al freddo vuol dire morire, a certe temperature, ma anche scaldarsi con  l’alcol etilico è un grande rischio”. Questa è Roma, dove pare che un nuovo  Erode sia risorto, per dare la caccia con i suoi volenterosi carnefici alle  famiglie Rom. Quando una persona Rom, per un vero miracolo, se si considera  l’antiziganismo in Italia, riesce a trovare un lavoro, risulta poi difficile che  trovi un’abitazione in possesso dei requisiti di abitabilità e che gli consenta  quindi di avere le residenza. Intanto, fioccano le espulsioni, basate su reati  come l’accattonaggio molesto, gli schiamazzi, la resistenza e l’oltraggio a  pubblico ufficiale. Quando ricevono queste denunce, significa che sono rimasti  in silenzio di fronte agli agenti, finché… vola un pugno guantato e il grido  di dolore, “Ahi!”, del Rom colpito compare nel verbale come “oltraggio”. Altre  cause di espulsione prefettizia sono le condizioni di povertà e la mancanza di  mezzi di sussistenza, considerate dalle autorità la prova inoppugnabile per cui  la persona Rom viva di attività delittuose.
Da everyonegroup.com








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