di Alessandra Migliozzi
Il Messaggero (online) – 1 ottobre 2009
Per avere un futuro in ricerca ci vogliono innanzitutto le idee, questo si sa. Ma servono anche i fondi, perché senza non si va da nessuna parte. Le prime di certo non mancano alle migliaia di giovani cervelli under 40 che hanno spedito, negli scorsi mesi, i loro progetti al ministero dell’Università e della Ricerca per partecipare al programma “Futuro in ricerca”. Un bando lanciato a dicembre del 2008 dal ministro Gelmini con 50 milioni di euro sul piatto per finanziare le idee migliori. Destinatari dell’iniziativa, i dottori di ricerca fino a 32 anni e i giovani docenti o ricercatori già strutturati nelle università e negli enti di ricerca di età non superiore ai 38 anni. I progetti, di durata almeno triennale, andavano presentati entro il 27 febbraio scorso.
Missione compiuta: i cervelli under 40 hanno fatto il loro dovere, ci hanno messo le idee e hanno rispettato i tempi. Ma da mesi è calato il silenzio su tutta l’iniziativa. Nel sito ad hoc attivato dal ministero (futuroinricerca.miur.it) ci sono le regole per partecipare, le scadenze, ci sono anche delle Faq (le domande frequenti) con annesse risposte che, però, sono ferme al 6 febbraio 2009. Da allora tutto tace e, nel frattempo, sono scaduti i termini forniti dallo stesso ministero per la valutazione, i 180 giorni dalla scadenza del bando.
Per squarciare il silenzio del Miur è nato un blog dove i partecipanti al bando hanno cominciato a condividere informazioni su quel poco che ciascuno di loro è riuscito a sapere contattando via mail i tecnici del ministero. Le risposte non sono confortanti: c’è da aspettare, in sintesi, ma sui tempi nessuna rivelazione, si parla di un generico “fine anno”. Praticamente 12 mesi dopo l’attivazione del bando che ha acceso le speranze di migliaia di giovani. Sono stati oltre 3.700, infatti, i progetti presentati, in molti casi da equipe di più giovani. Per ciascun progetto i fondi disponibili vanno da 300 mila euro a 2 milioni. In pratica c’è posto per pochi.
«E’ una presa in giro- tuonano i ricercatori- tanta attesa e poi solo una minima parte di noi accederà ai fondi, allora perché non sbrigarsi prima?». C’è spazio per circa il 5% dei candidati, conteggia qualche tecnico. Davide Bacciu, laureato a Pisa, con un dottorato sulle spalle conquistato all’Imt di Lucca (l’Istituto di studi avanzati), ha partecipato al programma con due colleghi. «Se avessi dovuto contare su questo bando per il mio futuro – commenta ironico – il mio futuro non sarebbe stato in ricerca. L’idea era molto innovativa ma i ritardi sono assurdi e non c’è nessuna informazione ufficiale dal Miur. Intanto noi ci stiamo muovendo per avere altre risorse anche dall’estero».
Dove nasce l’intoppo? I problemi sono di natura tecnico-politica. In primavera la commissione che valuta l’assegnazione dei Firb (i fondi per la ricerca di base) ha inviato al Cineca (un consorzio che lavora per il ministero) i dati per elaborare una lista di esperti internazionali (soprattutto editors di riviste scientifiche) da cui sorteggiare i 20 nomi dei responsabili della valutazione dei progetti degli under 40. Ma a settembre gli elenchi e la commissione valutatrice non erano ancora pronti come ha segnalato in una sua mozione anche il Cun, Consiglio universitario nazionale organo di consulenza del Miur.
«C’è stato un problema nella trasmissione dei dati e il Cineca, oberato anche da altre attività, non è riuscito a completare il lavoro – spiega Francesco Turini, della commissione Firb – a settembre ci siamo riuniti di nuovo e abbiamo consegnato noi un elenco di 60 nomi stranieri da cui il Cineca deve sorteggiare i 20 finali da sottoporre al ministero». Non si sa se il sorteggio sia già avvenuto. Nel frattempo questa estate c’è stato un cambio al vertice della direzione per lo sviluppo della ricerca del Miur il che ha fatto mancare “il necessario supporto tecnico” alla commissione Firb. La questione ha generato qualche tensione, il presidente dell’organismo ha annunciato le sue dimissioni e pure qualche commissario ci sta pensando.
Tutto questo per ora pesa sulle spalle degli under 40 in attesa di una risposta.«I ritardi che si sono accumulati sono inaccettabili – commenta Francesco Mauriello, dell’Associazione dottorandi italiani – e intanto il ministero non si è fatto vivo, tutto tace, non c’è ombra di chiarimenti ufficiali. C’erano giovani che puntavano su questo bando anche per rientrare in Italia, così non si fa altro che incentivare la fuga dei cervelli». Intanto sul loro blog i ricercatori raccontano storie di quotidiana speranza. «In bocca a lupo a tutti – scrive una ragazza – ed anche a me spero: la mia borsa terminerà a gennaio, la mia speranza è quasi totalmente appesa a questa opportunità, forse l’ultima visto che a dicembre compirò i famigerati 32 anni che ti tagliano fuori da tutti i concorsi più importanti».