Il Manifesto – 5 settembre 2010
Sono parecchi i motivi per cui vale la pena venire l’ultima settimana di settembre a protestare a Bruxelles contro l’eurocrazia. Uno è il campo noborder che organizza nella capitale dell’Ue una settimana di workshop e azioni in difesa del diritto dei migranti a varcare i confini e per cercare di arrestare l’ondata di xenofobia europea che dall’Italia e dalla Francia manda un pessimo segnale ai nuovi stati membri. Il campeggio (http://noborder.bxl.eu) ha per immagine il poster dell’artista/subvertiser Titom che ritrae uno sbarazzino burattino che taglia con le cesoie il filo spinato di uno dei tanti campi di detenzione per sans papiers di cui è punteggiata l’Europa. La settimana noborder termina il 2 ottobre con una manifestazione contro la persecuzione dei migranti che cercherà di attraversare il Quartiere Europeo insieme a tutte le comunità immigrate di Bruxelles.
Un altro motivo è la protesta contro l’austerità che Merkel e Barroso, dopo la Grecia, stanno imponendo a tutta l’Europa. Il 29 settembre ci sarà una grande manifestazione dei sindacati europei e lo sciopero generale in paesi come la Spagna contro le misure deflazioniste dei governi europei. La disoccupazione, in particolare giovanile, è già a livelli record e non potrà che dilagare. Peggio: l’austerity precipiterà il continente in deflazione, riducendo la domanda alle imprese e il gettito fiscale.
Come rete euromayday, sotto la sigla Precarious United (http://precarious-united.eu) abbiamo contribuito a organizzare la giornata d’azione del 29 settembre contro la Commissione e l’Ecofin, il vertice dei ministri finanziari europei che si ritroverà per decidere l’aggiustamento strutturale per colmare i deficit causati dal salvataggio delle grandi banche. I soldi che avremmo potuto spendere in forme di reddito e basic income per precari e disoccupati, educazione universitaria, economia ecosostenibile, li hanno dati ai banchieri, quelli che con la loro irrazionalità e avidità ci hanno precipitato in depressione. Per fermare la deflazione, dobbiamo batterci per un’Europa ecosociale che dia strumenti di garanzia alla società e rifaccia partire l’economia con la greenomics. Insomma rossi, verdi, black e pink dopo Copenhagen sono chiamati a raccolta a Bruxelles per difendere il diritto della generazione precaria e immigrata a esistere e progettare il futuro, nello spazio non più verticale dei media e nell’ambiente reso minaccioso dalla crisi climatica.
Il movimento noglobal ha commesso il grave errore di non aver compreso che l’Europa era il terreno di scontro cruciale per la lotta contro il neoliberismo e di aver guardato all’Ue esclusivamente come a un dispositivo capitalista o di sicurezza. Ma l’Europa non è solo uno spazio economico o strategico, è uno spazio politico, culturale, artistico e sociale vissuto quotidianamente. È uno spazio di diritti. La nuova Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue contiene diritti civili, sociali, di genere, d’informazione che dobbiamo far valere. Per questo, la Carta necessita di movimenti sociali che se ne facciano interpreti, che la assumano come documento per azioni creatrici di nuova civiltà giuridica, per l’autodeterminazione degli individui e delle collettività. Non è un caso che l’Ue non abbia ratificato la persecuzione dei rom portata avanti prima da Berlusconi e oggi da Sarkozy. L’Europa è il miglior antidoto contro lo stato-nazione nel cui nome tante nefandezze furono e sono compiute. Dobbiamo saper costituire un movimento di opposizione sociale pienamente europeo, capace di dialogare con le forze ecosocialiste presenti a Strasburgo, capace di creare conflitto in tutte le grandi città del continente, a partire da due rivendicazioni chiave: reddito di base per tutti i precari, ius soli per tutti i migranti. Solo restituendo dignità all’esistenza dei singoli, solo dando la cittadinanza a chi è nato o vive qui è possibile rilanciare la scommessa europea per le nuove generazioni, fuori dai parametri di bilancio e dalle ossessioni securitarie, per immaginare nuove forme di autonomia, libertà, solidarietà e condivisione. Dobbiamo costruire un’efficace democrazia p2p, infrastrutture biosolidali, forme di solidarietà transetniche, un concreto orizzonte postcapitalista. Dobbiamo fare il sindacato del precariato e inventare forme di autotutela insieme ai milioni di atipici, lavoratori autonomi e freelancers che sono il centro vitale dell’intelligenza sociale di questo continente, altrimenti condannato a divenire globalmente irrilevante e stantio come la sua attuale classe dirigente.
Degli esiti possibili di un decennio di agitazione precaria in Europa si discuterà a Milano il 9-10 ottobre, agli Stati Generali della Precarietà (www.precaria.org), organizzati dalla rete mayday milanese sotto gli auspici di San Precario, che attirerà gli attivisti di ritorno da Bruxelles. Parte l’autunno caldo europeo per riprenderci quello che ci spetta: dignità, giustizia sociale, libertà, autonomia, contro chi ci vorrebbe per sempre impauriti, subordinati, depressi e chiusi nelle fortezze delle nostre solitudini.
di Giuseppe Allegri e Alex Foti