Da Repubblica – 07/04/2014
L’azienda, tra i leader mondiali dei beni di largo consumo, ha rotto le trattative per il rinnovo dell’integrativo e i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione. La società vuole trasformare le attuali forme contrattuali negli stabilimenti italiani in forme di lavoro più flessibili
MILANO – Diventa un caso la trattativa per il rinnovo dell’integrativo in Nestlè. La società svizzera nella discussione con i sindacati ha messo sul tavolo la volontà di trasformare i contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno in forme più flessibili, suscitando le critiche dei sindacati, che hanno subito proclamato lo stato d’agitazione.
La notizia è stata diramata dal coordinamento sindacale e dalle segreterie nazionali Fai, Flai e Uila. “Venerdì si è svolto l’incontro per il rinnovo dell’integrativo di gruppo – hanno scritto in una nota – contrariamente alle consolidate relazioni sindacali e alle esperienze del passato l’azienda ha posto come pregiudiziale la soluzione di alcune problematiche organizzative in tre siti (Perugia, Frosinone, Parma) prima di affrontare la discussione dei punti della piattaforma. La proposta dell’azienda per tre siti risulta impraticabile: trasformare il contratto di lavoro da tempo indeterminato e tempo pieno in altre forme contrattuali per centinaia di lavoratori intaccherebbe i diritti dei singoli dal punto di vista del reddito e previdenziali”.
E’ Sara Palazzoli, segretaria Flai dell’Umbria, ad entrare nel dettaglio della vertenza. “La questione – ricorda – è sempre quella della cosiddetta ‘curva bassa’ produttiva che riguarda sia il cioccolato prodotto nello stabilimento Perugina di San Sisto”, dove si producono i ‘Baci’, “sia il gelato dei siti di Parma e Ferentino,
in provincia di Frosinone. Su questa problematica, da tre anni la dirigenza Nestlè torna alla carica con ricette diverse per risolvere il problema costituito, dal loro punto di vista, dall’eccesso di dipendenti full time in questa fase di calo produttivo. Prima – ricorda ancora Palazzoli – ha cominciato proponendo il cosiddetto ‘patto generazionale’ tra padri dipendenti e figli, poi quest’anno la cassa integrazione. Ora subordina il confronto sull’integrativo alla riorganizzazione del lavoro nei tre siti italiani: una soluzione – ribadisce la segretaria di Flai Umbria – per noi inaccettabile, prima di tutto per la differenza di situazioni fra i tre stabilimenti. E poi perchè – prosegue Palazzoli – il nostro obiettivo è che Nestlè ci dica quali sono le sue intenzioni per quanto riguarda il proprio futuro in Italia, con tutto ciò che segue per le strategie di mercato. Vogliamo parlare anche, e soprattutto, di questo, nell’incontro già fissato per il 16 aprile prossimo in Confindustria a Perugia.
Il coordinamento sindacale e le segreterie nazionali Fai, Flai e Uila hanno ripetutamente chiesto di tenere separate le discussioni del rinnovo dell’integrativo dai temi della riorganizzazione ma la Nestlè avrebbe dichiarato la propria indisponibilità. Da qui, lo stato di agitazione del gruppo, il blocco delle flessibilità e degli straordinari e convochiamo le assemblee dei lavoratori”.
L’Italia rappresenta l’ottavo mercato mondiale per Nestlé in termini di fatturato, dove opera con diverse realtà operative che insieme contano circa 5.400 dipendenti e 18 stabilimenti sparsi su tutto il territorio nazionale: Sanpellegrino – Nestlé Waters, Nestlé Purina Petcare, Nestlé Professional, Nestlé Nutrition, Nestlé Helth Science, CPW (Cereal Partner Worldwide) e Nespresso.
La replica della società. Nel corso della sessione di trattative per il rinnovo del contratto integrativo aziendale del prossimo triennio, l’azienda ha posto come punto chiave la necessità di adeguare il modello produttivo di alcuni business per rilanciarne la competitività. I settori del dolciario e del gelato sono infatti caratterizzati da consumi fortemente stagionali. Questo impone di avvicinare il momento della produzione a quello del consumo, concentrando le produzioni in determinati momenti dell’anno. Negli ultimi anni questa esigenza del mercato è andata sempre più accentuandosi, in linea con le necessità dei clienti e soprattutto della grande distribuzione che, sempre più, concentrano l’acquisto dei prodotti nei momenti ravvicinati a quelli del consumo, questo sia per una gestione più efficiente delle scorte, sia per garantire la massima freschezza del prodotto, a beneficio dei consumatori finali.
Colpisce la presa di posizione delle sigle sindacali a fronte di una ampia disponibilità dell’azienda che, in uno scenario di mercato molto mutato nel corso degli ultimi anni e che necessita di nuovi paradigmi produttivi, è impegnata a ricercare le migliori soluzioni per favorire la competitività delle produzioni italiane e la salvaguardia dei posti di lavoro. Per questo l’azienda proseguirà nel dialogo a livello locale già avviato con le rappresentative sindacali.
Inoltre l’azienda ha specificato che “intende smentire categoricamente l’intenzione di abolire i contratti a tempo indeterminato”. E ancora: “Il tema della trattativa è come adeguare il modello produttivo alle esigenze di stagionalità dei business dolciario e gelati per rilanciarne la competitività. L’Azienda intende confermare i diritti e le tutele del contratto a tempo indeterminato, valorizzando il part time e la flessibilità del tempo di lavoro”.
(07 aprile 2014)