A Vodafone Italia «strike is now»

 6 ottobre 007

da Il manifesto 

Sciopero di tutto il gruppo contro la «cessione di ramo d’azienda» che mette fuori 914 lavoratori. Sotto accusa la legge 30 e il governo che non la cambia nonostante le promesse elettorali

 

 

Una distesa di cartelli con su scritto «Vendesi». Non era un meeting di agenti immobiliari, ma Piazza Santi Apostoli a Roma, ieri riempita dai lavoratori Vodafone. Oltre mille nella capitale, davanti alla sede dell’azienda, e altri duemila a Milano, di fronte all’Assolombarda: tra l’altro Pietro Guindani, amministratore delegato di Vodafone, è anche presidente di Asstel, i confindustriali delle tlc.Un successo senza precedenti, se pensiamo che si sono mobilitati oltre un terzo dei 9 mila dipendenti, mentre chi restava in sede staccava la cuffietta e aderiva a uno sciopero che, secondo i sindacati, alla fine rasentava il 100% dei partecipanti.
Il nodo del contendere è noto ai lettori del manifesto: i lavoratori dicono no alla cessione di 914 operatori alla Comdata, giudicato come un vero e proprio «salto nel buio», dovendo passare da un colosso che macina 8 miliardi di fatturato annui e un utile di 4 miliardi, a un’impresa che opera esclusivamente su commesse e incassa solo 200 milioni. Ma la vertenza si carica sempre più di valenze politiche, e non a caso una parte dei lavoratori si è recato a Roma, perché solo il governo può stoppare la vendita, e soprattutto rimettere mano (come aveva promesso e non ha mai mantenuto) alla «legge 30», che liberalizza le cessioni di ramo d’azienda. Infatti molti cartelli ieri invitavano a votare «no» al Protocollo sul welfare, l’ormai impopolare documento che lascia intatte le leggi sul lavoro e non concede un solo punto ai precari.
«Strike is now», parafrasando il tormentone di Gattuso e Totti. «Una mattina mi son svegliato, lavoro ciao ciao ciao», ritornello partigiano. «Pietro, Pietro, torna indietro», riferito a Guindani. Bandiere Cobas e Cgil. I lavoratori hanno incontrato diversi deputati di centrosinistra: hanno chiesto all’Unione di cancellare la legge 30 e intervenire sulle esternalizzazioni. Risaltano le dichiarazioni di Tibaldi (Pdci, autore di un’interrogazione parlamentare): «Abolire la legge 30 e bloccare la cessione»; di Migliore e Rocchi (Prc): «Congelare l’esternalizzazione e modificare la legge 30». Poi una delegazione è stata ricevuta dal sottosegretario al Lavoro, Rosa Rinaldi. «Il sottosegretario si è impegnato a convocare al più presto le parti, auspicando di agire di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, che ha la delega alle cessioni – spiega Roberto Di Palma, delegato Slc Cgil di Roma – Ha citato il caso di un’esternalizzazione bocciata per via legale: i lavoratori hanno ottenuto il reintegro da Hp a Telecom, ma noi francamente speriamo che intervenga prima il ministro Bersani a bloccare la cessione, così come di recente è avvenuto con la Nokia». Nella capitale, oltre a romani, catanesi e napoletani, c’erano anche i bolognesi e alcuni lavoratori di Ivrea, in polemica con le segreterie nazionali che li avrebbero voluti a Milano: «Il gruppo ormai ha deciso la cessione, e per legge può effettuarla anche senza l’avallo del sindacato – spiegano – Per noi aveva più senso venire a parlare alla politica».
L’azienda dà numeri differenti sulla partecipazione: «Un centinaio a Roma e 250 a Milano; solo il 3% di adesione». E spiega che «da tempo sollecitiamo il confronto con i confederali, perché davvero ci teniamo a mettere nero su bianco le garanzie per i lavoratori, e vogliamo che a prenderne il merito sia il sindacato, unico interlocutore garante degli operatori». Vodafone insiste: «Non è una cessione come le altre, saranno assicurate condizioni stabili di lavoro anche in futuro». Trapela che l’accordo con Comdata sarebbe oltre i 7 anni: Comdata assicurerebbe il recepimento dell’integrativo, ma ovviamente nessuno ha visto i documenti della trattativa tra le due aziende e solo il sindacato – se mai si andrà al tavolo – potrà verificare cosa è davvero sul piatto.
Duro l’attacco da parte di Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil: «L’azienda rigonfia gli asset in via di esternalizzazione per operare licenziamenti mascherati. Il gioco sporco lo farà fare a Comdata». «Chiediamo – aggiunge – che il governo apra subito un tavolo: i grandi clienti di Vodafone, soprattutto quelli pubblici, non possono stare a guardare». E annuncia un nuovo sciopero, dopo il 15 ottobre.
Alessandro Genovesi, Slc Cgil nazionale, spiega che «si deve cambiare la norma sulle cessioni, tornando alla legge preesistente ma aggiungendo la codatorialità e la responsabilità in solido»; dice poi che «oltre al prossimo sciopero Vodafone bisogna lanciare una mobilitazione di settore, perché siamo alla fase due della ristrutturazione delle tlc, e lo stesso governo non può tacere: dobbiamo stare con i lavoratori al di là delle sigle sindacali». Parecchie le sintonie con i Cobas, secondo i quali «si deve dire basta alla legge 30 senza se e senza ma; modificare la norma sulle cessioni e indire quanto prima una mobilitazione di settore».

DI Antonio Sciotto 

Prosegui la lettura »

Sindacati: riuscito lo sciopero dei dipendenti Vodafone

6 ottobre 2007


A cura di Redazione 
da NewsMobile

Secondo i sindacati è stato un successo lo sciopero dei lavoratori di Vodafone Italia indetto contro la cessione della struttura di back office a Comdata. L’adesione, si legge in un comunicato delle organizzazioni dei lavoratori ha raggiunto il 95%. Inoltre, circa tremila manifestanti, si legge nella nota, sono scesi in piazza a Milano e altri mille hanno protestato a Roma. "E’ una brutta notizia questa per Vodafone – ha detto Emilio Miceli, segretario generale della Slc-Cgil, nel corso del comizio conclusivo della manifestazione di Milano – la posta è alta perchè Vodafone ha deciso di esternalizzare una parte del cuore dell’azienda e lo sta facendo nel peggiore dei modi possibili, anche attraverso un rigonfiamento degli asset in via di esternalizzazione in modo da poter operare licenziamenti mascherati".
I sindacati chiedono al Governo di aprire un tavolo di confronto sull’azienda, "che va trattata come un’azienda in crisi e che uscirà ancor piu’ indebolita da questa vicenda". Nell’attesa di una risposta concreta da Palazzo Chigi, Miceli annuncia per il 15 ottobre il prossimo sciopero.
Il senatore dei Comunisti italiani, Dino Tibaldi, intervenendo al presidio dei lavoratori Vodafone a Piazza SS Apostoli, ha espresso solidarietà ai manifestanti, dichiarando che "esternalizzare 914 lavoratori è irresponsabile per un azienda, soprattutto se ha un attivo annuo di 4 miliardi di euro. Chiediamo al Governo, in particolare ai Ministri delle Attività Produttive e del Lavoro, di intervenire al fine di tutelare i lavoratori".
"Siamo preoccupati per il futuro occupazionale dei 914 lavoratori Vodafone – gli ha fatto eco il segretario nazionale Ugl telecomunicazioni Gianni Fortunato – Con la manifestazione di oggi chiediamo al ministero del Lavoro di sospendere questa operazione, di riconvocare l’azienda e di riaprire il tavolo di confronto con i sindacati".

 

Prosegui la lettura »

Vodafone, la rabbia degli operatori scuote Montecitorio

6 ottobre 007 

da Liberazione


In piazza contro la cessione del call center

«Il potere siete voi ma la forza siamo noi»: quando i lavoratori del servizio clienti della Vodafone iniziano a scandire questo slogan, gli edifici che circondano Piazza Santissimi Apostoli sembrano unirsi al coro, tanto forte è il rimbombo. Sono circa un migliaio, venuti a Roma da diverse parti d’Italia per gridare al "padrone" che sono esseri umani «e non sacchi di sabbia». Che non è giusto che la Vodafone dall’oggi al domani possa vendere 914 lavoratori a un’altra società, esponendoli al rischio di perdere tutto: qualifiche, diritti acquisiti e, soprattutto, la certezza del posto di lavoro, in quanto Comdata «lavorerà su commessa per Vodafone, che in futuro potrebbe anche cambiare fornitore», spiega un delegato.

Dopo anni passati al telefono, a diretto contatto con la clientela, gli operatori del 190 si aspettavano un trattamento diverso da parte dell’azienda. In fondo, dietro quei 4 miliardi di utile registrati dall’ultimo bilancio c’è anche il loro lavoro.

Sono infuriati e si vede. Ce l’hanno con la Vodafone, con il direttore delle risorse umane Michele Verna (a cui la piazza ha dedicato più di un Vaffa, Grillo insegna…), con l’amministratore delegato Pietro Guindani. Ma ce l’hanno anche con la politica, che ha partorito una legge, la legge 30, che permette questa «vergogna», come recita lo striscione posto sotto al palco. Norme «che non servono a far emergere il lavoro nero ma a distruggere quello buono», sottolinea tra gli applausi il segretario nazionale Fiom Giorgio Cremaschi, venuto a portare la solidarietà dei metalmeccanici. A lato del camioncino su cui si alternano gli oratori c’è un’altro striscione che invita a votare No all’accordo del 23 luglio.

La piazza si scalda quando prende la parola Alessandra, autrice di una lettera pubblicata da Liberazione , l’unico giornale che, ricordano dal palco, ha dedicato «un’intera pagina» alla protesta degli operatori della Vodafone. Alessandra porta al collo il simbolico cartello "Vendesi" esibito da tutti i manifestanti: sul suo c’è scritto "Vendesi mamma". «Sono qui, un po’ emozionata, assieme a uno dei miei tre futuri precari», dice tenendo per mano la figlia piccola. Sono presenti anche alcuni parlamentari, tra cui Franco Russo, Elettra Deiana e Francesco Caruso di Rifondazione Comunista. «La legge 30 va cambiata perché è quella che dà gli strumenti ai padroni per esternalizzare e precarizzare sempre di più il lavoro. Per noi è un punto cruciale della lotta politica e vedrete che durante la discussione sulla Finanziaria questo sarà fatto», promette Russo.

Ma la piazza non si fida: «Vogliamo fatti, non parole», è stata la risposta.Canta vittoria la Slc Cgil per lo sciopero, «riuscito al 95%». A Roma hanno manifestato lavoratori provenienti da Bologna, Napoli, Catania, Palermo, Catanzaro, Bari e Ivrea, mentre a Milano si è svolta una manifestazione per il centro-nord che ha coinvolto oltre 1.500 lavoratori. Una scelta, quella dei due cortei, che ha suscitato qualche perplessità, dal momento che una manifestazione unica avrebbe garantito maggiore visibilità alla protesta. Sono circa le 13.30 quando i manifestanti romani raggiungono alla spicciolata il presidio davanti a Montecitorio. Una delegazione viene ricevuta dal presidente dei deputati del Prc, Gennaro Migliore e dal capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Augusto Rocchi. «Quella dei lavoratori Vodafone – dicono i parlamentari del Prc – è una lotta esemplare di come i conferimenti di rami d’azienda servano a mascherare veri e propri processi di licenziamenti collettivi.

Chiederemo al governo – annunciano Rocchi e Migliore – di intervenire per fermare questa esternalizzazione. Chiederemo inoltre interventi strutturali che modifichino la legge 30 lì dove agevola queste operazioni a scapito dei lavoratori».Anche la sottosegretaria al Lavoro, Rosa Rinaldi, ha voluto incontrare i manifestanti. «Siamo riusciti a strapparle una promessa – riferisce un rappresentante delle Rsu, Roberto Di Palma – ci ha assicurato che in tempi brevi convocherà le parti per tentare di trovare una via di uscita alla nostra vertenza. Rinaldi ci ha detto inoltre che è sua intenzione coinvolgere in questa vicenda anche il ministero delle Attività produttive».

di Roberto Farneti

 

Prosegui la lettura »

Vodafone, sciopero contro la “vendita” di 914 lavoratori dei call center

6 ottobre 2007

da Il Messaggero

ROMA (5 ottobre) – Adesione massiccia allo sciopero di Vodafone Italia. Secondo un comunicato dei sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e UIlcom-Uil, ha incrociato le braccia il 95% dei lavoratori. La protesta è stata indetta contro la cessione di alcune attività di assistenza clienti e recupero crediti e di 914 dipendenti alla società Comdata.

Per contrastare il piano aziendale a Milano sono scese in piazza 3.000 persone, provenienti da tutto il Centro-Nord, mentre a Roma si è tenuto un sit-in con circa 500 lavoratori del Mezzogiorno davanti alla sede della società di Piazza Santi Apostoli. Al grido di "Vodafone, vergogna, è tutta una menzogna", "Non siamo ricaricabili" e "Anche un colosso come il Titanic non doveva affondare", i lavoratori del gruppo hanno indossato magliette rosse con il logo aziendale e la scritta sul retro "Grazie Guindani" indirizzata all’amministratore delegato del gruppo. Altri portavano, invece al collo, un cartello con la scritta «Vendesi». Poi la protesta si è spostata davanti alla Camera dei Deputati.

I manifestanti hanno mostrato striscioni e cartelli con suscritto «Strike is now, lavoratori Vodafone in lotta», riprendendo il martellante slogan pubblicitario di Vodafone. Antonella Pizzino, della Rsu di Roma, ha spiegato che «i lavoratori protestano per il blocco della cessione di 914 di essi a Comdata, a cui Vodafone ha venduto i lavoratori del call center. Questi, assunti sulla carta a tempo indeterminato, diventeranno precari non appena le commesse saranno chiuse». Secondo i sindacati «non è vero che con il cambio di proprietà sono assicurate le stesse condizioni e garanzie di occupazione», perché Comdata «lavorerà su commessa per Vodafone, che in futuro potrebbe anche cambiare fornitore». In altre parole l’operazione è «un modo per ridurre il costo del lavoro» e dunque «non risponde a nessuna logica industriale di sviluppo».

Vodafone però respinge le accuse e in una nota afferma che «la cessione di ramo d’azienda a Comdata non mette a rischio alcun posto di lavoro e non intende modificare le condizioni dei lavoratori interessati». «Vodafone – prosegue il comunicato dell’azienda – inviterà nuovamente i sindacati a rendersi disponibili a partecipare al tavolo della trattativa e auspica di giungere ad un accordo per garantire alle persone non solo i trattamenti previsti dalla legge, ma anche gli attuali trattamenti collettivi aziendali».

Un nuovo sciopero intanto è già stato proclamato dai sindacati per il prossimo 15 ottobre.

 

Prosegui la lettura »

Scioperi di ottobre: il calendario e le voci dei protagonisti

5 ottobre 2007

dal Sole24Ore 

Secondo le prime notizie dovevano essere dieci le categorie che avrebbero scioperato nel mese di ottobre. Benzinai, giudici di pace, farmacisti, medici, piloti, dipendenti delle Regioni, addetti alle telecomunicazioni, medici ambulatoriali, controllori di volo, Alitalia. Invece le categorie si sono ridotte a 3, alcune hanno smentito lo sciopero altre lo hanno riviato e non si svolgerà comunque nel mese corrente. Ecco modalità e ragioni spiegate a servizio del cittadino.

Vodafone
Il 5 ottobre i lavoratori di tutto il gruppo Vodafone incrociano le braccia, per lo sciopero nazionale indetto da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Lo annuncia la Slc-Cgil aggiungendo che contemporaneamente, a Milano si svolgera’ un corteo ”per dire no alla cessione di mille giovani lavoratori che hanno presidiato un’area strategica dell’impresa, quella della cura del cliente”. Per favorire la massima partecipazione dal Sud Italia, si legge ancora nella nota, si svolgera’ inoltre anche un sit-in a Roma presso la sede di rappresentanza di Vodafone. Sentiamo il direttore dei servizi di assistenza ai clienti di Vodafone Manlio Costantini

di Anna Marino

 

Prosegui la lettura »

Reddito di Base

San Precario

Quaderni di San Precario