Istat, il divario tra salari e prezzi mai così alto dal ’95.

(ed i salari ed i diritti nel frattempo sono crollati: negli ultimi dieci anni rispetto alle rendite e ai profitti il rapporto di 60% e 40% sulla totalità della ricchezza si è invertito a favore di questi ultimi)

Crolla la fiducia dei consumatori Le retribuzioni contrattuali orarie aumentano dell’1,4% ma il livello d’inflazione cresce del 3,3%, su base annua. Per una famiglia monoreddito che vive con 1500 euro al mese ciò rappresenta una diminuzione del potere d’acquisto di 342 euro al’anno I salari crescono, ma cresce anche l’inflazione e lo fa su base doppia rispetto alle retribuzioni. Diminuisce, quindi, sensibilmente il potere d’acquisto delle famiglie italiane. A dirlo è l’Istat che ha rilevato come nel 2011 le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate dell’1,4% ma che anche i prezzi sono cresciuti, del 3,3%. Una differenza pari a 1,9 punti percentuali, la più alta rilevata dall’agosto del 1995.

Rispetto al 2010, quando la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie si era attestata al 2,2%, la frenata registrata nel 2011 è, quindi, forte. Guardando ai diversi settori lavorativi, aumenti significativamente superiori alla media si registrano per i comparti militari-difesa (+3,3%), forze dell’ordine (+3,1%), gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi (+3,0%). Mentre le variazioni più contenute interessano ministeri e scuola (per entrambi l’aumento è dello 0,2%), regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale (0,3% in ambedue i casi).

Cala la fiducia dei consumatori mai così bassa dai livelli raggiunti nel 1996, ovvero da quando è iniziata la rilevazione di questo dato. In una nota congiunta di Abusbef e Federconsumi si afferma che “i redditi delle famiglie, secondo quanto rilevato da un’indagine di Bankitalia, risultano inferiori addirittura a quelli del 1991. Il potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso è diminuito dell’1,9%. Questo significa, – continuano le due associazioni – per una famiglia media monoreddito che percepisce un reddito di 1.500 euro al mese una diminuzione del potere di acquisto pari a 342 euro l’anno, mentre nel caso il reddito percepito sia di 2.000 euro al mese la diminuzione del potere di acquisto è pari a 456 euro l’anno”. E questo mentre la prezzi e tariffe sono in incessante crescita: le prime previsioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori “prospettano nel 2012 un aumento pari a 392 euro a famiglia solo per quanto riguarda il settore alimentare. Aggravi, tra l’altro, destinati a peggiorare anche sulla spinta degli aumenti determinati dalla serrata dei tir”.

E Raffaele Bonanni, segretario Generale della Cisl, ha commentato:”Per alzare i salari e far ripartire i consumi, che sono fermi, come sottolinea oggi l’Istat, occorre un patto sociale per la crescita, il lavoro e l’equità. Le previsioni per l’Italia rilevano una situazione di recessione con pesanti implicazioni in termini di redditi di famiglie e di occupazione. Serve un vera negoziato tra Governo, forze politiche e sindacati”.