San Precario incontra Giorgio Cremaschi

Mercoledì 6 aprile 2011, h. 21.00, Ponte della Ghisolfa, V.le Monza 255, Milano  MM1 Precotto, Tram 7

Giorgio Cremaschi, presidente della Fiom, e San Precario discutono di sciopero  precario e della condizione precaria.

Nel prossimo mese quattro appuntamenti parleranno di lavoro e precarietà. Il 9  aprile la Cgil organizza insieme a una rete di realtà precarie un momento di denuncia della condizione precaria. Il 15-16-17 aprile a Roma si terrà la terza edizioni degli Stati Generali della Precarietà. Il 1 maggio è oramai noto come il giorno della MayDay e il 6 maggio la Cgil ha indetto uno sciopero generale.

Con Giorgio Cremaschi parleremo del sindacato e della sua capacità di intervenire contro la precarietà. Spesso la Fiom e la sinistra sindacale si sono opposti alle politiche concertative che hanno sacrificato i precari sull’altare della crescita economica. Ma spesso si sono interrogate sulla centralità del lavoro senza davvero intervenire nella precarietà. Marchionne e i referendum di Pomigliano e Mirafiori però parlano chiaro: siamo tutti precari, anche i lavoratori della Fiat.

Noi abbiamo lanciato l’idea di uno sciopero precario, che colpisca le imprese che precarizzano e che ci riconsegni un diritto garantito dalla Costituzione che abbiamo perso, quello allo sciopero e all’azione collettiva. Crediamo che lo sciopero sia da ripensare per essere adattato alle condizioni di lavoro di precari e precarie e alle nuove dinamiche di produzione.

Alla Fiom chiederemo di riflettere sul sostegno che potrebbe dare allo sciopero precario come momento costituente, comunicativo, in grado di permettere anche ai precari di scioperare senza essere sottoposti a rischi e rappresaglie. Uno sciopero che colpisca i luoghi più sensibili della precarizzazione. Se precari e precarie si fermassero, bloccherebbero il Paese.

www.sanprecario.org

 

 

Spunti di riflessioni dall’intelligence precaria
Sciopero precario: prospettive di lotta sulla condizione precaria.
Dopo l’incontro con Toni Negri di giovedì 24 marzo al Teatro I sullo sciopero precario, San Precario incontra Giorgio Cremaschi della Fiom per continuare un’interlocuzione che, nella reciproca autonomia, ha avuto occasione di manifestarsi già in altre momenti.

Viviamo in un periodo caratterizzato da molti avvenimenti. Il prossimo 9 aprile la Cgil organizza insieme a una rete di realtà precarie un momento di denuncia della condizione precaria. Il 15-16-17 aprile a Roma si terrà la terza edizioni degli Stati Generali della Precarietà, il 1 maggio è oramai noto come il giorno della MayDay e il 6 maggio la Cgil ha indetto uno sciopero generale di 4 ore, che in molte regioni e per molte categorie si prolungherà per 8 ore.

Vorremmo porre a Cremaschi due questioni principali.
La prima riguarda la capacità del sindacato confederale e in particolare della Cgil di essere in grado di rappresentare e intervenire sulla condizione precaria. E’ noto che la strategia di favorire la flessibilità del lavoro per garantire condizioni di crescita che potessero permettere una migliore distribuzione del reddito e il mantenimento dei diritti del lavoro è stata per anni il leit motiv della politica concertativa del sindacato.  Spesso la Fiom e la sinistra sindacale si sono opposti a questa deriva strategica (con tutto il nostro appoggio), ma senza mai far leva sulla spinosa questione della precarietà quanto piuttosto sul riconoscimento di una centralità del lavoro (qualunque esso sia) da salvaguardare e difendere. Nel frattempo, le varie situazione precarie venivano sottoposte al macello sociale senza alcuna possibilità di farsi sentire, se non tramite San Precario.

La vicenda Fiat, il piano Marchionne ha posto fine all’equivoco. “Siamo tutti precari”, anche i lavoratori di Mirafiori.
Adesso la Cgil cavalca il tema della precarietà, indice la giornata del 9 aprile. Che cosa dice la Fiom al riguardo?

La seconda questione riguarda il tema dello sciopero del 6 maggio e dello sciopero precario. Per noi lo sciopero deve avere due caratteristiche essenziali:
1. deve far male, ovvero deve essere in grado di sabotare i profitti
2. Deve consentire la massima partecipazione del lavoro vivo di questo paese (ovvero i precarie le precarie), il più possibile senza costi per i partecipanti (leggi rappresaglia). La maggior parte dei precarie e delle precarie oggi sono messi in condizioni di non poter esigere di fatto il loro diritto allo sciopero, sancito pure dalla costituzione italiana.

Lo sciopero del 6 maggio riesce a raggiungere questi due obiettivi? Oppure è solo la manifestazione di un possibile potenza senza che tale potenza sia in grado di tradursi in una mobilitazione concreta? Non è forse necessario ripensare l’idea dello sciopero in un contesto in cui la produzione è reticolare, i profitti diventano rendita da espropriazione del lavoro sociale e della cooperazione sociale, nuove forme di valorizzazione sono in atto?

Last but not least, lo sciopero non deve essere vissuto oggi  come momento di soggettivazione e proposizione (welfare metropolitano)?

In ultima analisi. Siamo sicuri che gli strumenti oggi disponibili siano effettivamente adeguati alla posta in gioco? Su questi temi ci stiamo interrogando. Noi pensiamo allo sciopero precario come momento costituente, comunicativo, in grado di permettere anche ai precari di scioperare senza essere sottoposti a rischi, costi e rappresaglie. Pensiamo allo sciopero
precario come momento di blocco dei flussi produttivi, che non si traduca in una manifestazione nelle vie centrali delle città, ma si dissemini in centinaia di rivoli laddove i colli di bottiglia della produzione reticolare sono più sensibili, sia a livello materiale che immateriale. Se i precari si fermano, l’economia è morta. La FIOM è disponibile a
partecipare e a mattere a disposizione le proprie strutture?

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