Precarietà, condizione generalizzata

Liberazione – 10 ottobre 2010

Oggi la precarietà è sempre di più oggetto del dibattito politico e della rappresentazione mediatica. Non c’è programma di approfondimento della televisione in cui non si faccia riferimento alla problematica. La crisi economica e finanziaria globale, inoltre, accentuando il processo di precarizzazione, ha incrementato l’attenzione su questo fenomeno.

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Precarifornia: San Precario in Oregon

Due giorni in Oregon hanno proiettato San Precario in una dimensione completamente diversa da quella vissuta dalle nostre parti. Il far west è qui, e tutto è differente. Il giro della West Coast per presentare Mayday e Intelligence Precaria mi porta a Portland, vecchia città operaia ora de-industrializzata e impoverita. Portland è famosa per le rose e le birre ma anche, negli ultimi anni, per essere uno dei luoghi più “cool” della costa ovest, dove controculture, do-it-yourself ed ecologia fioriscono. Il mio Virgilio è Kevin Van Meter, attivista di Brooklyn trapiantato nei boschi dell’Oregon e non ancora del tutto adattato alla vita locale. Con il collettivo Teamwork ha appena pubblicato una bibbia dei movimenti radicali americani che hanno resistito alla bassa marea della fine del movimento noglobal: Uses of a Whirlwind. Dopo una notte di chiacchere – la prima volta per me in tre mesi passati negli Usa – valeva la pena di fare un’intervista a Kevin sullo stato dei movimenti: presto potrete leggerla su queste frequenze.

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Zac! Fiera Milano taglia 1/4 dei dipendenti

Parte il 1 ottobre la cassa in deroga per 85 lavoratori

La nuova stagione di Fiera Milano si apre sotto i peggiori auspici per i lavoratori. Dopo 20 anni di esternalizzazioni di servizi, dopo il trasferimento degli uffici dalla splendida Piazza Giulio Cesare alla periferia di Rho, Fiera Milano s.p.a. ha messo in cassa integrazione in deroga 85 lavoratori sui 350 in organico. A partire dal 1 ottobre.

Tagli di bilancio

I dipendenti, un tempo la crema degli addetti fieristici milanesi, si occupavano di segreteria e biglietteria, di organizzazione e gestione delle attività fieristiche, di rapporti internazionali e gestione economica di Fiera Milano, una s.p.a. a larga partecipazione pubblica che nel 2009 ha presentato un bilancio con margine operativo lordo attivo di 20 milioni di euro, ma con un passivo netto di 3,7 milioni di euro. Nel 2008 l’attivo netto era stato di 4.1 milioni di euro. Una situazione che ben si rispecchia nei metri quadri espositivi venduti agli operatori economici: nel 2008 erano stati 1,81 milioni, nel 2009 1,71 e nel 2010 si sono fermati a 1,5.

Nonostante le rosee prospettive future, visti i recenti accordi che vedono la nuova Fiera di Rho in pole position per ospitare i più importanti convegni di Expo 2015, la perdita è secca.

‘E’ una riorganizzazione volta al contenimento delle spese per il personale, in un’ottica così competitiva è un’esigenza del settore quella di operare dei tagli’, fa sapere una importante fonte interna all’azienda che preferisce mantenere l’anonimato. ‘Le nostre attività si sono orientate sempre più sul marketing e le RSU hanno capito il senso dell’accordo quadro che ha vito la concessione della cassa integrazione in deroga per 80 dipendenti’.

La trattativa

Le prime avvisaglie dei tagli sono arrivate come un fulmine a ciel sereno nella primavera 2010 quando i dirigenti di Fiera s.p.a., uomini scelti dai partiti politici che governano Provincia, Comune e Regione Lombardia, hanno comunicato ai lavoratori le scelte della società. L’azienda, nonostante ciò, negli stessi mesi conclude un accordo per l’acquisto, valutato diverse decine di milioni di euro, di una società fieristica brasiliana. A suo dire non vi sono contraddizioni in queste due scelte, anzi.

Una parte dei lavoratori viene spostata presso una direzione creata ad hoc, denominata Back Office, dove vengono inseriti molti di quelli che l’azienda ritiene essere ‘improduttivi’. Tra giugno e la settimana scorsa l’azienda dichiara un totale di 150 esuberi, quasi il 50% del totale.

L’incontro coi sindacati confederali porta il numero degli esuberi prima a 110 e poi a 80 a cui viene concessa la cassa integrazione in deroga con compensazione aziendale della parte mancante dello stipendio (circa il 40% del totale) fino a ottobre 2011.

In cambio Cgil Cisl e Uil firmano la disdetta del contratto integrativo, valido da oltre 20 anni, la rinuncia di tutti i diritti conquistati dai lavoratori di Fiera Milano, il passaggio da 36 a 40 ore settimanali lavorative a parità di salario e la soppressione degli straordinari.

I dissenzienti

L’accordo viene illustrato ai lavoratori abbattuti e silenti dalle RSU e da funzionari sindacali esterni (non lavoratori). L’unica lavoratrice che protesta viene zittita. Il suo nome è tra i primi di quegli 80 messi in cassa integrazione in deroga senza nessuna garanzia di reintegro al suo termine. Alcuni lavoratori non ci stanno, si rivolgono al Punto San Precario aperto presso l spazio SOS Fornace di Rho che ha organizzato un primo volantinaggio informativo ieri sera, a Mazzo di Rho durante un convegno a cui ha partecipato una rappresentante di Fiera Milano s.p.a..

Precari in Fiera: una lunga storia

La cessione ai privati dei servizi di biglietteria, sicurezza e portierato in Fiera è una storia lunga almeno 20 anni. Fin dalla metà degli anni Ottanta infatti, alcune società cooperative, tra le quali la FEMA, operano all’interno della Fiera grazie ad accordi sindacali e politici. Si tratta prima di lavoratori ex tossicodipendenti o ex carcerati poi di studenti, iscritti alla cooperativa, che vengono utilizzati a chiamata durante le Fiere come la Smau, il Macef. In pochi sono quelli che riescono a superare il numero minimo di ore e giorni lavorati annuali che prevedono l’obbligo di pagamento dei contributi presso l’Inps. Alla fine degli anni Ottanta il processo di precarizzazione della forza lavoro impiegata in Fiera aumenta: i servizi di portierato prima, la biglietteria poi, vengono appaltati a questo tipo di società che pagano i lavoratori a ore e rappresentano un evidente vantaggio economico per Fiera Milano rispetto ai costi e ai diritti dei dipendenti diretti. I sindacati, assenti nelle cooperative, non fanno nulla per evitare il processo che vede aumentare la flessibilità contrattuale del personale fieristico.

Dirigenti coinvolti

Le cooperative presenti in Fiera intanto continuano a fagocitare servizi e funzioni un tempo gestiti direttamente dai dipendenti di Fiera Milano. Nonostante Manipulite decapiti i vertici dei partiti che gestiscono la Fiera, in particolare del PSI milanese e lombardo, dopo 15 anni troviamo gli stessi nomi a gestire parti fondamentali dei servizi feristici. A partire da Antonio Intiglietta, ex DC, della Compagnia delle Opere, amministratore delegato della Ge. Fi. la società che gestisce la Fiera di Milano, deus ex machina dei ‘Artigiano in Fiera’, la più profittevole degli eventi fieristici lombardi. Non è un caso che l’attuale A.D. di FieraMilano sia Enrico Pazzali, 46enne appoggiato da A.N.

L’ultimo campanello d’allarme, forse il più simbolico per chiunque abbia mai varcato i cancelli della vecchia Fiera per lavorare, è la privatizzazione del servizio delle hostess, un tempo fiore all’occhiello di Fiera Milano.

Sviluppo economico o precarizzazione totale?

Se il modello di sviluppo scelto dalla classe dirigente lombarda e avvallato dai sindacati confederali è quello che ci mostra la vicenda di Fiera Milano, le prospettive future si tingono di tinte fosche per tutti i cittadini dell’area metropolitana milanese. Questa vicenda che riassume una tendenza diffusa in tutto il terziario avanzato, segna per l’alto valore simbolico che ricopre l’affermarsi di un’instabilità di reddito sistemica. La flessibilità imposta cessa di essere una condizione meramente contrattuale, relegata al mondo del lavoro ed entra a far parte della quotidianità della maggioranza dei cittadini: la cosiddetta ‘precarietà di vita’. Il rischio, fortissimo, per gli addetti del sistema Fiera è quello di trovarsi come i colleghi della Best Union, la società a cui Fiera Milano ha appaltato i servizi di hostess e portineria. Solo 4 mesi fa, nell´aprile del 2010 in pieno salone del Mobile, un gruppo di attivisti della rete Mayday avevano inscenato una protesta clamorosa nei padiglioni di Rho denunciando l’oscena situazione che stavano vivendo hostess e portieri precari della Best Union. Erano 4 mesi che aspettavano il pagamento di uno stipendio che 8 volte su 10 non raggiungeva i 700 euro mensili. Non è un caso che i sostituti dei dipendenti a tempo determinato, i precari della Best Union si fossero rivolti al Punto San Precario lo scorso aprile. Non percepivano nessuno stipendio da ben 6 mesi e grazie al Santo, quanto meno, son riusciti ad ottenere gli arretrati……

TNT: tutta ‘na truffa

I soloni che pontificano su giornali e TV sulle doti miracolose della flessibilità si meriterebbero di passare quello che hanno dovuto subire 60 ‘bravi ragazzi’ lo scorso aprile 2009. Postini e fattorini assunti da una delle ditte alle quali il colosso delle poste private TNT aveva subappaltato una commessa ‘vinta’ da Poste italiane. La mattina, arrivati nei depositi in dismissione di via Valtellina, l’ex dogana di Milano, avevano visto la ‘sparizione’ completa del loro lavoro. Nessuno ad aspettarli, nessun mezzo, spariti responsabili e referenti. Nulla, più nulla. Dopo un presidio davanti alla TNT di zona Mecenate in molti avevano fatto causa alla filiera di ditte che li aveva presi per la gola. La strategia dei manager TNT era stata quella di proporre una buonuscita di 1500 euro ad alcuni di loro, decisione inconfessabile immediatamente negata quando sotto gli uffici della multinazionale delle spedizioni si era presentato un folto gruppo di precari con striscioni e telecamere al seguito, assistiti da alcuni devoti del Santo. Oggi le cause sono in dirittura d’arrivo e ci sono buone speranze che i malcapitati possano avere almeno un risarcimento per il torto subito. Bastava guardarli in faccia per capire quali siano i costi che i rampanti manager di Poste Italiane si vantano di aver tagliato, quale sia il risultato delle privatizzazioni bipartisan che da 20 anni infettano il paese, a quale livello di barbarie si sia prostrato il mondo del lavoro nella civile Milano, anno del signore 2010.

Partenze flessibili

Dev’essere un virus. Quando state partendo guardatevi in giro. Lì si annidano i peggiori casi di precarietà. Aeroporti, check in, piattaforme, scale, piazzali di imbarco. I sogni di molti si traducono in precarietà permanente per i lavoratori. In questo caso quelli di Swiss Airlines che per risparmiare hanno deciso di cedere tutti i lavoratori alla solita srl fuffa, senza mezzi, né soldi, né sede stabile. Un paravento da usare contro qualsiasi giudice impiccione. Peccato per loro che San Precario conosca le leggi che ancora difendono i lavoratori vittime di appalti di comodo e esternalizzazioni truffa. Infatti la nuova società usava tutti gli strumenta della vecchia, una delle cose vietate dalla legge che regola la cessione di ramo d’azienda. Nonostante la solita vergognosa melina dei sindacati presenti, diffidati per lettera dai lavoratori dal sottoscrivere qualsiasi accordo al ribasso, le due aziende sono venuti a patti col santo. Per evitare beghe e indagini del Tribunale hanno accettato di pagare, assumere, indennizzare. Diritti e cash i migliori antidoti all’instabilità lavorativa.

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San Precario

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