Dagli Stati Generali della Precarietà: verso lo sciopero precario!

Immaginate se un giorno i call center non rispondessero alle chiamate, se i trasporti non funzionassero, se le case editrici che sfruttano il lavoro precario fossero bloccate, se le fabbriche chiudessero, se la rete ribollisse di sabotaggi, se gli hacker fermassero le reti delle grandi aziende, se i precari si prendessero la casa che non hanno, gli spazi che gli sono negati. Immaginate se i precari e le precarie incrociassero le braccia, diventassero finalmente protagonisti e dimostrassero che sono forti: il paese si bloccherebbe.

È così che immaginiamo lo sciopero precario, che è stato al centro della terza edizione degli Stati Generali della Precarietà, che si sono tenuti a Roma dal 15 al 17 aprile. Centinaia di precari e precarie ne hanno discusso, per fare sì che uno sciopero precario non sia più un ossimoro, cioè un’espressione che contiene due parole inconciliabili tra loro: sciopero e precario. Perché si sa, i precari non possono scioperare: sono soggetti a ricatti troppo grossi, hanno interiorizzato la sconfitta e la sottomissione al volere delle aziende, sono addirittura i datori di lavoro di se stessi, sono ricattati dal contratto di soggiorno per lavoro e dal razzismo istituzionale. Non vorranno davvero osare ciò che nessuno riesce nemmeno a immaginare.

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VIK

Ho “conosciuto” Vik il 27 dicembre del 2008, il giorno dell’inizio dell’operazione “Piombo Fuso”, così Israele aveva battezzato la sua guerra contro i gazawi. Una guerra iniziata di sabato, per gli ebrei un giorno festivo in cui sono vietate molte azioni, ma questo non ha fermato le armi.

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Wikistrike

Il Wikistrike è un’enciclopedia creata dalla nostra intelligenza collettiva per mettere a disposizione di tutte/i uno strumento contro la precarietà e al servizio dello sciopero precario. A Roma agli Stati Generali della Precarietà cerca il libretto con i lemmi sulla precarietà, sui modi per fronteggiarla, sulle sue cause e sulle sue possibili soluzioni. È un testo che gioca con il nome di Wikipedia perché assomiglia a una minienciclopedia ma soprattutto perché è basato sul metodo wiki. Il Wikistrike è stato creato collettivamente da chi vive nella precarietà e vuole fare agitazione nella precarietà. Ed è aperto: dopo gli Stati Generali vorremmo che l’intelligenza e i saperi dei precari continuassero ad aggiornare, pensare, aggiungere, rivoltare come un calzino le voci che lo compongono: Precarietà, Silvio Berlusconi, Welfare, Cash & Crash, Reddito, Ricatto e consenso, Cospirazione, Media sociali, Sciopero precario, Crisi, Subvertising, Migranti, San Precario.

Perché come dice il saggio: “Un mondo popolato da precari/e è il mondo che sognano le imprese; un mondo creato e pensato dai precari è il loro peggiore incubo.”

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Intervista: Superbarrio Gómez

Un vero supereroe per la gente comune. Superbarrio Gómez è il famosissimo supereroe in carne e ossa che lotta per i diritti dei quartieri e dei cittadini messicani. Maschera da lottatore e mantello rosso, lo scudo SB sul petto, fino al 2000 Superbarrio è apparso dovunque ci fosse un’associazione di cittadini, una lotta in difesa del territorio o contro la speculazione e per il diritto alla casa. Superbarrio è un’invenzione geniale che per più di un decennio ha catalizzato l’attenzione della politica messicana, e ha dato ai cittadini uno strumento dal basso per parlare dei propri problemi.

Sfidando i politici a incontri di wrestling, ha dato visibilità a questioni sociali e ambientali ignorate, obbligando la politica nazionale a occuparsene di più. Con la Asamblea de Barrios di Città del Messico, cioè l’assemblea dei quartieri, Superbarrio ha assunto un ruolo non solo simbolico ma anche organizzativo. È lui stesso a raccontarci la sua storia, per voce di uno dei suoi creatori: Marco Rascón, un giornalista di Città del Messico che ne ha anche spesso vestito i panni.

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La manifestazione anti-nucleare in Giappone

Il più grande corteo degli ultimi dieci anni, a Tokyo, raccontato e fotografato da chi c’era
10 aprile 2011  di Simone Pieranni (da Il Post)

A occhio diecimila persone, quindicimila secondo gli organizzatori, hanno dato vita alla più grande manifestazione degli ultimi dieci anni in Giappone. Lo slogan più usato è stato “No al nucleare” ma il corteo ha mescolato sentimenti anti-nucleare alla rabbia contro la TEPCO e il governo giapponese, rei di avere informato a singhiozzo – e male, e chissà se veramente – la popolazione circa i rischi successivi al terremoto e allo tsunami che hanno colpito il nord del paese quasi un mese fa.
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Reddito di Base

San Precario

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