«Posto fisso solo agli inbound»

Da:
"il Manifesto", 24 marzo 2007

Call center. Assocontact: «Per noi gli outbound sono a progetto».
Resterebbero precari in 40.000

di Antonio Sciotto

Le stabilizzazioni nei call center si profilano più difficili del
previsto, perché via via che si avvicina la data del 30 aprile – ultimo
giorno utile per gli accordi incentivati dalla finanziaria – emergono le
differenze di interpretazione (ma d’altra parte è prevedibile) tra
imprese e sindacati: il nodo del contendere sta nella circolare Damiano,
nel punto in cui prevede la possibilità  per gli outbound (i lavoratori
che fanno le telefonate) di essere assunti a progetto, e su cui peraltro
Assocontact-Confindustria e Cgil-Cisl-Uil hanno firmato un avviso
comune. Sul giornale di ieri le accuse della Slc Cgil: alcuni gruppi
sfuggono in tutti i modi alle regolarizzazioni e in alcuni casi
camuffano gli inbound (quelli che ricevono le telefonate) da outbound,
pur di mantenerli a progetto. Il segretario nazionale del sindacato,
Alessandro Genovesi, ci ha spiegato che finora la Slc non ha mai trovato
un outbound che soddisfi i 7 criteri di autonomia indicati dalla
circolare, e che dunque – fino a prova contraria – la forma normale di
assunzione è il contratto a tempo indeterminato. Abbiamo sentito
l’associazione dei call center in outsourcing (cioè che lavorano su
commessa), l’Assocontact, che tra l’altro la settimana scorsa aveva
pubblicato sul manifesto una locandina a pagamento in cui chiedeva ai
committenti pubblici e privati una maggiore «responsabilizzazione» dati
i maggiori costi che con le stabilizzazioni questi «contoterzisti» si
starebbero caricando. Umberto Costamagna è presidente di Assocontact,
nonché titolare del gruppo Call&Call, 1200 operatori in tutta Italia.

 

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E la SEA ci riprova con una neomamma

E siamo alle solite: discriminazione tutta al femminile. Ma questa volta siamo stati ancora più veloci nel reagire e il finale è lieto.

 

Stiamo parlando ancora del caso Sea e in particolare di Jessica M.. E’ una delle lavoratrici che ha fatto causa alla SEA dopo 10 contratti a termine, l’ha vinta il 13 marzo 2006 e, come punizione si sono viste trasferire da Malpensa a Linate, da un giorno all’altro.

In quel periodo Jessica partorisce e gode dei permessi per maternità  e una volta rientrata a Malpensa ne prende altri per l’allattamento. La SEA non tarda a farsi sentire: allo scadere di un anno dal parto fa recapitare a Jessica una letterina con cui le comunica che anche a lei è stata trasferita da Malpensa a Linate.

Come è ingiustificato il trasferimento delle altre 7 lavoratrici, colleghe di lavoro di Jessica, che assomiglia più ad una forma di rappresaglia, così è ingiustificato il trasferimento di Jessica per diversi motivi: prima di tutto il reparto Accettazione – U.O. Passeggeri – nel quale lavora a Malpensa ha in organico oltre 250 addetti e a Linate gli addetti sono circa 150. Non è quindi ipotizzabile l’indispensabilità  della prestazione di Jessica a Linate; in secondo luogo secondo l’azienda non sembra che favorisca lo sviluppo dell’occupazione femminile perché rende
impossibile la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro allontanandola dal luogo di residenza.

E’ il caso di ricordare che in Lombardia circa 7.500 madri lasciano il posto di lavoro entro il compimento l’anno del bambino (fonte: Le consigliere di parità )

Jessica nuovamente si rivolge al Punto San Precario e lalla CUB per aprire un nuovo capitolo: si fa causa per discriminazione. Il 19 marzo un giudice avrebbe dovuto pronunciarsi sul reintegro a Malpensa e far pagare alla Sea quest’atto di discriminazione femminile.
Abbiamo appena saputo che non sarà  necessario: la SEA ha comunicato (verbalmente) a Jessica che  ha vinto: rientrerà  a lavorare a Malpensa.

Ci rende felici questa vittoria, di ottimo auspicio anche per le altre lavoratrici che attendono analogo atto di giustizia. Domani connettetevi al sito IP: news, interviste, comunicati e sberleffi alla SEA: Non c’e’ strapotere aziendale che regga di fronte alla cospirazione precaria!!!

Alla prossima battaglia

le SEA Girlz e il Punto San Precario

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Invito convocazione Euromayday Milano 2007

La parola dei/delle precarie/i

L’anno che stiamo vivendo è stato percorso da forti mobilitazioni,
sindacali e non solo, che si sono espresse contro la precarietà  e
alcune volte, ahinoi, contro il precariato.

Queste manifestazioni, partecipate, sono state accompagnate da fiumi
di promesse da parte di molti esponenti di questo governo – che
qualcuno si ostina a considerare amico – ma fino ad oggi a parte
qualche incontro, alcune passerelle, un paio di tavolini, poco s’è
visto di concreto.

Eppure la precarietà  avanza inesorabile.

Vogliamo essere schietti: pensiamo che la precarietà  ora come ora
non possa essere debellata e il “precariato” abolito. Essi sono parte
intima di questa società .

I precari e le precarie, la loro condizione, le loro illusioni, sono
l’espressione di un rapporto di forza fra individuo e impresa nel quale
quest’ultima domina. Un rapporto di forza costruito meticolosamente, in
decenni, frutto di una trasformazione del modo di produrre "cose
materiali e cose immateriali" che ha spiazzato indebolito l’intera
sinistra storica. Non sarà  la buona volontà  ad invertire questa tendenza.
E’ necessario invece imparare a penetrare nel tessuto sociale
precarizzato costruire nuove complicità  e definire nuove strategie di
conflitto che possano affiancarsi a quelle tradizionali molte volte
inefficaci. Il problema e la soluzione stanno nello stesso luogo, nel
corpo sociale privatizzato: suggestionato e ricattato nel medesimo
tempo.

Le conseguenze non sono di poco conto. La precarietà  esprime
l’effetto di una forma sociale creata dal neoliberismo e incarnata dai
brand che esalta la creatività  producendo valori e aspirazioni ad uso e
consumo delle aziende. Come si può contrastare tanto potere senza prima
incrinarne il funzionamento?
La Mayday deve fare quello che ha sempre fatto: dare la parola ai precari e alle precarie…

[…to be continued next week]

Vi invitiamo all’ Assemblea EuroMayday Milano 007. Domenica 18 Marzo, ore 15.00 in via della Pergola 5 

M2/Passante Garibaldi FS (uscita binario 20 via Pepe)
M3 Zara/ Tram 4-11/ Bus 82

 

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Call Wind & Strike

Mancano pochi giorni all’esternalizzazione.

banner_wind180x150.gif Pochi maledetti istanti ci dividono dall’ulteriore nefandezza che un’impresa compie ai danni di persone che fino a ieri si sentivano garantite e che da domani lo saranno molto di meno. Che ci credano o no, da domani saranno più precari. Tutti e tutte. Non è una questione di impiego garantito o meno. Non importa se resteranno in Wind o se troveranno un altro lavoro stabile. Da domani, per sempre, avranno la percezione che tutto può mutare, con una facilità  incredibile ed una velocità  inafferabile.
La parola di un contratto non sarà  più la stessa. I rapporto con i propri colleghi neanche.

Ma anche la civiltà  delle imprese, la fiducia verso le loro promesse, l’adesione al loro mondo ne usciranno mortificate.

Attenzione però! La disillusione non ha in sè un valore positivo se non si trasforma in una complicità  con altri precari/e e altri/e lavoratori/trici. La sfiducia verso qualcuno non si tramuta in automatico in una fiducia in qualcun’altro.

La precarizzazione nasce e si diffonde proprio così. L’erosione dei diritti e lo svilimento delle condizioni di vita disilludono profondamente le persone ma l’atomizzazione – la solitudine e l’impotenza sociale – rendono questa sfiducia un motivo di competizione e non di ripensamento dei propri gesti, ineludibile preludio alla creazione di un altro Senso.

"Non pensavo che il mondo fosse così schifoso" ha detto un lavoratore chiudendo un lungo fraseggio che ha ripercorso in un baleno due mesi durissimi, sia mentalmente che fisicamente, in cui tutto, per lui, ma anche per noi, è mutato.

In questa frase traspare una consapevolezza diversa e non una rassegnazione. Ma dove si colloca questa consapevolezza? Spesso si colloca in un mondo in cui la percezione del sè non è più nitidamente schierata o "con i padroni o con i lavoratori" bensì si immerge in un contesto composto da mille coscienze e mille identità  che confondono. Illudendo o distraendo.

Questo meccanismo perverso, conseguenza del modo di produrre e delle filosofie esistenziali delle imprese, impedisce alla disillusione di trasformarsi in un sentimento positivo, complice ed attivo. Per scardinarlo è necessario costruire dei riferimenti sociali non più centrati sulla "coscienza" ma sul "vantaggio" che una cooperazione positiva, complice ed attiva – che chiamiamo appunto cospirazione – può produrre.

In questo senso deve essere letto il Call Wind & Strike. Non semplicemente
come un azione solidale ma come una relazione in potenza di complicità  e
sentimenti precari ( e di precari/e ).

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Trenta Denari

"In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà".(Giovanni. 13,
21) 30denari.jpg

Ogni giorno la situazione del Call Center di Sesto riserva qualche spunto di
riflessione. Tutto tra il patetico e l’assurdo.
Durante la giornata di ieri,
14 febbraio 2007, abbiamo visto come l’Azienda, tramite la longa manus della
CISL, stia tentando di fare breccia nell’unità fin qui dimostrata dai lavoratori
del nostro sito offrendo ad ognuno di noi, radunati in piccoli gruppi, i
classici, sporchi, ridicoli 30 denari, per ottenere l’assenso ad un trapasso
verso Omnia silenzioso, facile, indolore, senza problemi.
Ciò in cambio di
fantomatici benefits da esportare presso la nuova società e di una piccola somma
di denaro, dai 3000 ai 10000 euro lordi, entità che potrebbe garantire la
sopravvivenza di una famiglia per nessun mese, senza altra ulteriore garanzia.

Si tratta di manovre prive del minimo ritegno morale, tese esclusivamente a
tentare di disgregare un fronte compatto che rifiuta ogni trattativa e respinge
la sola idea di scendere a patti con chi tenta di vendere la pelle dell’orso
ancora prima di averlo ucciso, perché, conscia di essere dalla parte del torto,
teme ogni azione giudicandola dannosa per la propria immagine.

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Reddito di Base

San Precario

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