Gli Insegnanti Messicani Sgomberati con Brutalità dal Governo

iNDIPENDENZA-ALTERNATIVAdi Andrea Spotti – thx MilanoX

Uno sgombero rapido e indolore, compiuto nel rispetto dei diritti umani e con un uso moderato e selettivo della forza. É questa la versione che governo, polizia e mass media danno del violento sgombero dello Zocalo, la piazza centrale di Città del Messico occupata per quasi un mese dai professori della CNTE (Cordinamento nazionale dei lavoratori dell’educazione) in protesta contro la riforma educativa recentemente approvata dal parlamento. Tuttavia, i racconti di chi la piazza l’ha occupata e dei tanti solidali accorsi durante la giornata di venerdí per cercare di fermare la repressione descrivono una realtà assai differente, fatta di brutalità e abusi polizieschi, caccia all’uomo e detenzioni arbitrarie. Cose, queste, che paiono purtroppo essere diventate una consuetudine nella gestione della piazza, almeno dal 1° dicembre 2012 a questa parte, giorno in cui s’insediò alla presidenza il fraudolento Peña Nieto fra la protesta popolare.

Nonostante la ricostruzione ufficiale faccia pensare ad un approccio soft, ed il ministro degli interni Osorio Chong parli di un’operazione pulita che ha cercato di evitare lo scontro e privilegiare il dialogo, l’imponente schieramento di forze dell’ordine e il bilancio della giornata provocano un’impressione differente. Con l’obiettivo di permettere al presidente Peña Nieto di dirigere la cerimonia del grido dell’indipendenza hanno ripulito la piazza, per usare le parole del capo della polizia Mondragón, due elicotteri, 3600 elementi della polizia federale in assetto antisommossa, nonché i nuovissimi cannoni ad acqua, entusiasticamente presentati all’opinione pubblica quale esempio di modernizzazione del Paese. Bilancio finale: 34 arresti e una quarantina di feriti.

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About Effimera

1234408_471760952922315_809350970_nEffimera nasce da un batticuore. Da un ritmo precario, incerto ma creativo, che ha preso avvio dopo la chiusura di UniNomade 2.0. Rappresenta uno dei nostri possibili approdi, antidoto alla diaspora del general intellect che ha fornito, generosamente, linfa vitale a quel progetto. Un contributo di intelligenze e di esperienze politiche, fra loro diverse e eterogenee, che mantengono comunque alcuni elementi comuni: la passione per la discussione critica del presente e la necessità di cercare risposte alternative, non banali e non allineate al pensiero dominante, all’interno della più grande crisi di valorizzazione che la storia del capitalismo ricordi.

La metodologia di analisi e di elaborazione teorica da cui siamo partiti si radica nel pensiero operaista italiano degli anni Sessanta che, nella sua critica post-operaista degli anni Novanta, trova la sua compiuta ragion d’essere. Abbiamo attraversato i deserti creati dalla precarizzazione esistenziale, siamo noi quei precari felicemente orfani di molti apparati (la fabbrica, l’università, lo stato, il partito), che scrivono e agiscono in prima persona dietro spinta del desiderio di indagare, di inchiestare e di con-ricercare la dinamica dei rapporti sociali ed economici che hanno portato, negli ultimi trent’anni, a una metamorfosi irreversibile del processo di accumulazione capitalistica nel nuovo millennio.

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Ribatti al “rebate”! (Lettera aperta a Ernesto Mauri)

15 settembre 2013

Scritto da Redattori solidali

Gentile Ernesto Mauri,
In risposta alla sua missiva del 26 agosto ai fornitori Mondadori, non possiamo che palesarle la nostra enorme stima per il grande coraggio dimostrato con la sua richiesta profondamente “irrituale”: chiedere indietro ai vostri fornitori il 5% di quanto fatturato grazie a voi nel 2013 (a fronte di un calo medio dei listini che nell’ultimo anno aveva già toccato un bel 30%).
E il modo in cui ha saputo sottolineare che in questo momento state anche decidendo a chi di loro continuerete a dar lavoro, e a chi no: un vero tocco di classe! Nel caso qualcuno non avesse ben chiaro il vostro potere sul mercato. Ma lei lo ha fatto per il bene degli azionisti Mondadori: insomma, avranno pur diritto ai loro dividendi, no?!
Perché noi la nostra buona parte di sacrifici l’abbiamo fatta e la stiamo facendo tuttora:
– molti di noi stanno rimanendo a casa perché non rinnovate più i cari vecchi contratti a progetto che utilizzavate già in modo illegale con la scusa che farci tornare nella legalità, secondo voi, sarebbe stato troppo dispendioso per l’azienda;
– quelli che rimangono, rimangono solo a condizione che accettino di aprire la partita iva (falsissima), per agevolarvi davanti agli ispettori del lavoro, davanti alla legge e davanti ai conti economici…
– oppure che accettino contratti interinali con condizioni e stipendi ai limiti della decenza;
– ovviamente, se vogliamo continuare ad avere un lavoro, dobbiamo firmarvi una liberatoria che vi permetta di sanare tutti gli anni in cui ci avete fatto contratti illegittimi. Ma certo, ci pagate per questa firma. Ci pagate, briciole, e solo successivamente ci date il lavoro. Per quanto, non è dato sapere;
– ci pagate meno di quello che dovreste, meno dei dipendenti che fanno il nostro stesso lavoro;
– non abbiamo alcun welfare, alcuna tutela in caso di malattia e gravidanza, alcun riconoscimento.

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Precari di tutto il mondo…

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Simone Pieranni |

Da fabbrica del mondo a paese che cerca lo sviluppo del mercato interno. Un passaggio che porta la Cina a trasformarsi, a modificare la propria struttura produttiva, con conseguenze sociali ancora una volta epocali. Anche nei polmoni economici del paese e nelle grandi città sempre più spinte verso i servizi, affiora ormai la lotta – che in Europa conosciamo bene – tra chi chiede flessibilità e chi chiede garanzie.

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Un Expo gestito con lavoro gratuito

vermidirouge_expo_2015Questa mattina Expo 2015 spa e sindacati hanno siglato il protocollo che disciplina le modalità di assunzione e di impiego del personale durante i sei mesi dell’Esposizione Universale. Proviamo, quindi, a darne una lettura a caldo.

Volontari?

Il primo dato particolarmente significativo, soprattutto per noi che nei giorni scorsi abbiamo dato spazio a critiche sul fatto che Expo potesse diventare un evento organizzato con lavoro gratuito, è il numero di volontari. l’allegato 5 del protocollo, intitolato “Programma volontari del sito espositivo”, prevede “di generare 475 opportunità di volontariato. Tale valore moltiplicato per il periodo di presenza giornaliero (minimo 5 ore) e per una permanenza media di due settimane – che pertanto prevede rotazioni di gruppo (di team; di equipe, ecc.) – consente di coinvolgere circa 18.500 volontari” (!). I volontari, inquadrati in squadre da 10 persone guidate da 2 team leader, si occuperanno “dell’accoglienza e orientamento del visitatore”; “facilitazione dell’esperienza di visita”; “facilitazione della partecipazione nazionale e internazionale”. In concreto, questo significa “indirizzamento delle persone verso le biglietterie”; “indirizzamento in caso di richiesta da parte del visitatore sulle modalità di uscita dal sito”; “supporto al visitatore in coda (es. fuori dai padiglioni, aree show ecc.) in caso di bisogno”; “supporto nella facilitazione degli afflussi e dei deflussi all’interno delle aree di visita del sito espositivo tramite la diffusione di indicazioni”.

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Reddito di Base

San Precario

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